Bersani è tornato dopo 7 anni e ci accoglie nel suo Cinema Samuele. Chiudete gli occhi, lo spettacolo è garantito.
Un’introduzione leggera, fatta di suoni elettronici ma dolci e delle note del pianoforte, ti accompagna quasi cullandoti alla scoperta del nuovo album di Samuele Bersani, Cinema Samuele, uscito lo scorso 2 ottobre.
Un disco fatto di bella musica e della sua poetica, capace di emozionare e di trasportarti in altri mondi. Bersani non delude le aspettative e non è un caso che quest’ultimo suo lavoro piace a molti.
Cinema Samuele è un disco semplice ma profondo, fatto di storie, di piccoli “film per non vedenti” come li ha definiti una sua fan, un disco da ascoltare ad occhi chiusi.
C’è voluto molto tempo, 7 anni, per uscire con un album nuovo dopo “Nuvola numero nove” e forse è vero quel che si dice delle delusioni d’amore, del fatto che la sofferenza aiuta la creatività. Dalle parole di Bersani si percepisce che gli ultimi anni non sono stati semplici, ma ne emerge anche la voglia di rinascere.
La volontà di uscire fuori da una storia che ha portato delusione è evidente nel brano “Il tuo ricordo”, uno dei più belli del disco. Il passato insegue il presente portandosi dietro tutti i ricordi, si insinua quando non te lo aspetti, ma “il presente prepara la sua corsa e dimostra a se stesso che arrivato al traguardo non avrà mai più nostalgia”.
Ma il brano in cui viene raccontata forse in modo più evidente la vera sensazione di riscatto e di rinascita è “Harakiri”, il singolo che ha preceduto l’uscita dell’album. Con le sue parole Bersani descrive come un uomo solo possa improvvisamente risalire dal suo abisso. Harakiri, infatti, è il nome di una forma di suicidio, un antico rituale samurai Giapponese, un suicidio però liberatorio.
La stessa sensazione di libertà che emerge dalle ultime parole del brano “Poi dopo una serie di giorni infelici, venne fuori, vestito di bianco. Sembrava una lucciola in mezzo a un black-out… Per fargli un regalo anche il cielo di colpo si aprì a serramanico, come se spalancasse un sipario”.
I riferimenti al cinema sono tanti all’interno del disco, non solo nel suo titolo. “Pixel”, ad esempio, è un racconto per immagini che vedi attraverso gli occhi del “regista” Bersani, che “non è Spielberg”, come dice nel testo, ma “ha un miliardo di pixel” ed è così che ti passano davanti una metro vuota, strade deserte la sera, uno studio di registrazione, lacrime e pensieri malinconici.
La musica di questo brano è davvero bella, ed è evidente il riferimento allo stile del grande amico Lucio Dalla che fu il primo a notarlo e con cui Bersani ha scritto la famosa “Canzone”. Alcune sfumature musicali di Dalla vivono anche in altri brani, come “Scorrimento Verticale”, una critica alla dipendenza forse più comune al giorno d’oggi: quella dagli schermi dei cellulari.
Dentro Cinema Samuele, però non ci sono solo racconti malinconici, ma anche storie di amore con un lieto fine, come quella tra due ragazze soprannominate le “Abbagnale” che se ne fregano di cosa pensano le persone e vivono insieme la loro vita con una “elettricità che riaccenderebbe Roma intera”.
Ogni storia raccontata in questo album ha la sua particolarità che si tratti di sentimenti di amore, di solitudine, o di frustrazione. Ognuno di noi avrà il suo “film” preferito all’interno di Cinema Samuele, quello che fa vibrare alcune corde particolari, l’unica cosa certa è che entrando in Sala non potrai non emozionarti.