Proseguiamo con la rubrica “Sanremo tutto l’anno”, parlando di di Ciao 2020, parodia degli show, musicali e non solo, del nostro piccolo schermo negli anni ’80.
Questa settimana l’attualità di Sanremo è l’attualità di Mosca! Non è la prima volta che capita, anzi: già dalla seconda metà dell’800 la Città dei fiori si è affermata tra le mete miti più amate dall’aristocrazia russa, una presenza tanto visibile da far sì che tra i monumenti più caratterizzanti vada annoverata anche la Chiesa ortodossa di Cristo Salvatore. Ma se il primo articolo del 2021 della rubrica “Sanremo tutto l’anno” parlerà della tv russa, si deve al programma “Ciao 2020”, parodia degli show, musicali e non solo, del nostro piccolo schermo negli anni ’80, andato in onda sul “Primo canale” russo (Pervyi Canal) per accompagnare il cambio d’anno dei telespettatori della Madre Russia. Si è trattato di una puntata speciale della trasmissione “Vechernyi Urgant”, condotta da Ivan Urgant, per l’occasione ribattezzato Giovani Urganti, eccezionalmente tutta in uno stentato italiano, con sottotitoli in caratteri cirillici. Questo capolavoro del trash è visibile a tutti su Youtube.
Per la tv russa, è stato un deja-vu: infatti nel (non troppo) lontano 1983, in tempi di Cortina di ferro e, attenzione (o dovrei dire “Occhio”!), ben prima della Perestrojka, il Festival di Sanremo veniva trasmesso per la prima volta in Unione Sovietica, riscuotendo un enorme successo, dovuto certamente anche all’isolamento culturale del blocco orientale europeo che, in ragione delle politiche anticapitaliste di regime, impediva l’ascolto libero di musica e l’accesso ad ogni altra forma di cultura occidentale. L’”eccezione sanremese” è significativa: sia per ragioni di politica interna (la lottizzazione della RAI), sia per tendenze musicali del momento (in Italia i temi di interesse politico, dopo i duri anni ’70, erano ancor più marginali sulla scena musicale rispetto ad altri contesti europei ed occidentali), sia per la presenza esclusiva di testi in lingua italiana (e soprattutto l’assenza di testi in lingua inglese), il Festival della Canzone italiana era considerato evidentemente portatore di messaggi non ostili.
Quel sentimento popolare che oggi troveremmo nelle tendenze social, all’epoca si esprimeva soprattutto attraverso le lettere. E alla tv russa ne arrivavano tantissime: il Festival dell’83 era piaciuto molto agli ascoltatori che chiedevano, ottendendolo, che lo spettacolo fosse trasmesso anche per le edizioni successive. Qui si può trovare l’origine del grande successo in Russia e negli altri Stati dell’ex blocco dell’Est di artisti nostrani come Toto Cutugno, Al Bano e Romina, Sabrina Salerno o i Ricchi e Poveri. I loro concerti nell’Est europeo e particolamente in Russia, che oggi conoscono davvero tutti, cominciavano infatti proprio negli anni ’80.
E’ sorte ironica che il primo Festival trasmesso in URSS sia stato vinto da Tiziana Rivale con una canzone, “Sarà quel che sarà”, che ricorda chiarissimamente il motivo di “Up where we belong”, pezzo principale della colonna sonora di “Ufficiale e gentiluomo”, o sarebbe più opportuno ricordarlo col titolo originale americano: “An Officer and a Gentleman”, di Taylor Hackford, con Richard Gere. Il biennio d’oro del Festival di Sanremo in Russia è però l’86/87: nell’aprile del 1986 infatti andava in onda, dal teatro Ostankino, “San Remo a Mosca. Fiori e canzoni dall’Italia”, per quattro serate in differita, trasmesse in tutti gli Stati del Comecon. Basta cercare “San Remo a Mosca” su Youtube per trovare numerose e straordinarie testimonianze del successo del Festival di Sanremo nell’Est Europeo. Allo stesso modo su Youtube è possibile ritrovare lo spezzone della serata finale del Festival del 1987, con Pippo Baudo a presentare al pubblico italiano una delle voci più amate della musica russa, Alla Pugacheva.
Buona visione!