La Bellacanzone del mese è Volevamo solo essere felici di Francesco Gabbani

Ogni mese, ogni settimana, ogni giorno escono nuove canzoni. Ma quante di queste sono realmente belle? Riusciremo a trovarne almeno una al mese degna di potersi fregiare.

Marzo è pazzo, si suol dire. E un po’ pazzo, in senso artistico e benevolo, è Francesco Gabbani, di cui abbiamo ormai compreso e metabolizzato lo stile scanzonato e profondo al tempo stesso, la fisicità simpatica e dinoccolata, la faccia da amico vero e da italiano internazionale (fra le qualità che lo hanno portato anche ad avere un su programma televisivo).

Attuale ma anche controtendenza, a partire dal titolo “Volevamo solo essere felici”(che sarà anche titolo dell’album in uscita); lungo, rispetto ai tanti di una parola soltanto, da Malibu a Insuperabile (anche se più tipico delle canzoni indie o di quelle dal target teen). Comunque, anche in questo brano Gabbani coglie l’essenza del periodo che viviamo, così come già fece ad esempio con Occidentali’s Karma.

Nella fattispecie, partendo dal concetto da lui stesso espresso in una dichiarazione – In fondo dietro a tutto quello che facciamo c’è solo la ricerca della felicità! il cantautore si muove fra le preoccupazioni che abbiamo vissuto tutti in questi anni e gli speranzosi “andrà tutto bene” disegnati ovunque, dai muri alle lenzuola stese ai balconi (Qualcuno urla dal balcone perché ha perso l?amore o il cane o la sua rivoluzione). Ovviamente e giustamente, qua e là ci sono sprazzi di amore condiviso e da condividere, con timore e con coraggio.

Moltissime le belle immagini e le rime imperfette e le assonanze in efficaci sequenze sonore (ad esempio Come una formula segreta / una lampadina fioca / accesa in fondo a una bottega; ma anche Ogni tempo ha le sue regole / ogni sbaglio le sue scuse / la memoria le sue pagine / piene di cancellature). Anche lui è rimasto affascinato musicalmente dagli anni ’80, ma va bene così, visto che se è preso solo il bello, aggiungendo profondità di pensiero nel testo, anche se espresso in modo leggero.

Non guasta un ritornello sincero e ben quadrato nelle sue rime alternate (Volevamo solo essere felici / come ridere di niente / masticare sogni audaci / fidarci della gente), che si apre sorridente, proprio come le braccia che aprì Domenico Modugno quando presentò al Festival di Sanremo del 1958 la sua Volare (o meglio Nel blu, dipinto di blu), e che Gabbani ricorda nel baffo e nel sorriso accattivante. Insomma, vorremmo solo sentire belle canzoni (anche se non capolavori, ma belle), non è che abbiamo grandi pretese. E Francesco Gabbani ci ha accontentati di nuovo. Grazie e continua così!