Ogni mese, ogni settimana, ogni giorno escono nuove canzoni. Ma quante di queste sono realmente belle? Riusciremo a trovarne almeno una al mese degna di potersi fregiare.
La bella canzone di questo mese è una nuova canzone d’amore di Vincenzo Incenzo. Ma di un amore più grande, più assoluto, se così si può dire. Parliamo di “La tua rivoluzione”, terzo estratto dal terzo album “Zoo” del cantautore. Importante autore di belle canzoni per tanti grandi nomi della musica italiana, da Sergio Endrigo a Renato Zero, Incenzo continua dritto per la sua strada i impegno civile, sociale e culturale che ha intrapreso mettendoci la faccia e la voce. Perché crede che i cantautori possano e debbano ancora farsi portavoce di malesseri civili e speranze umane, cantori di una società criticabile e da stimolare a migliorarsi, attraverso l’osservazione e l’analisi di errori e malcostumi, paure e dolori intimamente umani. Umani. Ma se tali siamo, dobbiamo crescere affettivamente, elevarci moralmente, magari elevarci spiritualmente. Troppo? Però è umano crederci e provarci, altrimenti ci meritiamo di vivere nello zoo in cui vediamo la libertà, ma al di là delle sbarre. E in questa canzone Incenzo ci sprona a fare una rivoluzione, a partire da noi stessi, dal singolo sé.
La canzone parte con l’invito a non dimenticare le cose che stanno accadendo, perché non avere memoria del passato è il punto di partenza di ogni civiltà a ripetere gli stessi errori. E quindi “Tieni un diario e racconta cosa sta accadendo verrà il momento della tua testimonianza” e così “tu potrai cambiare il mondo”. Invita a “raccogliere conchiglie” dove “all’orecchio tu potrai sentire il mare” quando sarà passata la tempesta. Incenzo ha fatta sua la lezione di cantautori più importanti, e ne vediamo il seme germogliato e fiorito, ad esempio in attacchi di tenchiana memoria come nei reiterati “E vedrai vedrai” oppure nell’immagine dell’alzarsi della canzone, già esplorata da Ivano Fossati: “E vedrai vedrai che un giorno si alzerà la tua canzone. E vedrai vedrai che la gente capirà la tua rivoluzione”. La canzone vive poi ancora d’immagini efficaci – come chiedersi quale sia il senso del fango nelle scarpe – linguaggio concettuale nobile e cadenze vocali ispirate dove Incenzo, oltre ad avere una personalità che ha metabolizzato il meglio delle capacità narrative dei suoi predecessori, svela a tratti un gusto preciso, come ad esempio come il “vivendo” vicino alla fine della canzone, dal bel sapore di Dalla. Ma il vero tocco da maestro, il cantautore ce lo riserva nel finale (non a caso), dove c’è una frase che vale tutta una canzone: se ti calpesteranno vanne fiero, che l’erba calpestata è già un sentiero. Che dire di più, se non bella canzone?