Stefano Signoroni si racconta in vista del concerto del 18 maggio al Blue Note con Paolo Jannacci.
Stefano Signoroni e Paolo Jannacci live il 18 maggio al Blue Note di Milano. Un appuntamento unico dove emozioni, musica e divertimento si alternano. Noi abbiamo incontrato Stefano Signoroni cantante, compositore, pianista ma soprattutto entertainer. L’artista ci ha raccontato la passione per la musica e la sua vita divisa tra l’essere ricercatore in ospedale e musicista sul palco.
Come è nata l’amicizia e il sodalizio con Paolo Jannacci?
Io sono sempre stato fan di Enzo Jannacci e poi anche di Paolo che stimo come grandissimo musicista e cantautore. Io non sono milanese di origine ma sono ormai un milanese acquisito e amo questa città. Io e Paolo Jannacci abbiamo condiviso lo stesso quartiere e siamo diventati amici per caso. Io sono ricercatore e una volta ho invitato Paolo per i concerti in ospedale e siamo diventati amici.
Il 18 maggio c’è un appuntamento importante al Blue Note, cosa dobbiamo aspettarci?
Come dice Paolo aspettatevi “Scintille in leggerezza”. Sarà uno spettacolo divertente, leggero e piacevole dove ci saranno duetti e incursioni tra il mondo del cantautorato e quello del jazz. Paolo farà delle incursioni nel mio show che è più internazionale e crooner e io invece farò delle incursioni nei brani cantautorali di Paolo. Ci alterneremo alla voce e al pianoforte entrambi.
Quale brano in scaletta non deve mancare mai?
Sicuramente “Una fetta di limone” di Gaber e Jannacci! L’abbiamo rifatta un paio di anni fa come tributo a questi giganti. Vi posso anticipare che ne rifaremo anche altri di brani.
Un ricordo prezioso che hai legato al Blue Note come spettatore e come artista?
Di artisti ne ho ascoltati molti ma uno che ricordo con grandissimo piacere e trasporto è quello di Christopher Cross. Invece il primo ricordo come musicista al Blue Note risale al 2016 al mio primo concerto lì che è stata una scommessa. Era la prima volta che portavo uno show come volevo io un po’ all’americana.
Prima ci hai parlato della tua attività di ricercatore, come riesci a gestire e a far coniugare la vita da ricercatore con quella di musicista?
Questa è una domanda che mi faccio anche io! (Ride) . In qualche modo riesco a gestire entrambe le cose. Dal punto di vista emotivo io sono sia ricercatore che musicista amo entrambi i mondi. L’ospedale mi tiene con i piedi per terra la musica invece mi serve per elevarmi. Sono anche contento di riuscire a portare anche la musica dentro l’ospedale con concerti organizzati per i pazienti e organizziamo anche attività di tipo creativo da far fare a loro con “Progetto Giovani”.
Hai realizzato colonne sonore, hai fatto TV, teatro, concerti nei club. Che tipo di lavoro fai per adattare la musica al luogo di destinazione?
Io cerco sempre di essere me stesso in ogni ambito. La Tv ad esempio ha esigenze particolari di tempistiche ma in questo non si è mai da soli perché ci sono autori bravi e consulenti musicali che guidano il lavoro. Io cerco sempre di portare me stesso e per me è fondamentale avere sempre un pianoforte. Per gli spettacoli invece la collaborazione è con i miei musicisti con la band con cui ho un legame stabile da vent’anni.
C’è la volontà di portare lo show con Paolo in altre città italiane e anche all’estero?
Assolutamente si, la volontà c’è! Io sono un piccolo tour ben fatto insieme a lui in Italia e anche all’estero.