Qualche anno fa, ai tempi di una verdeggiante gioventù ormai lontana e che non ritorna più, uscii di casa molto presto la mattina e tornai solo a tarda notte, scoprendo che era schiattato niente di meno che Michael Jackson. “Quanti anni sono stata fuori di casa?” fu il mio subitaneo primo stupefatto pensiero, “cinquanta, settant’anni?”. Ecco, lunedì scorso la questione si è riproposta quando mi hanno comunicato il trapasso di Raffaella Carrà: solo che questa volta non mi ero mossa di un centimetro, ero semplicemente sprofondata nelle sabbie mobili di un divano e il salto non mi è sembrato più semplicemente temporale, ma, ohi Carramba, dimensionale, perché, suvvia, andiamo, non può mica esistere davvero un mondo in cui Raffaella Carrà non c’è più.
La Regina della televisione, Sorriso e Libertà, Nostra Signora di tutti i trenini e di tutti i ricongiungimenti lacrimosi, la Paladina dell’ombelico e delle prestazioni sessuali doc da Trieste in giù, la Profetessa del “se ti lascia lo sai che si fa, trova un altro più bello che problemi non ha”, primo manifesto politico e filosofico contro la sindrome della crocerossina e la moda dei casi umani: questo e molto altro è il retaggio del Caschetto Biondo d’Italia, un mito pop mai appannato, che con questa sua ultima uscita di scena silenziosa ha semplicemente sconfinato nel territorio del mito, che segna giovinezze, che condisce ricordi, che trascende il tempo.
Io, dalla mia umile posizione di Cancellieri dei Povery, non posso esimermi dal ricordarla anche quale Dea Universale del culto di Lustrini e Paillettes, verso cui tutte le drag del mondo, a cui mi accodo volentieri, sono devote: già dal tetro grigiore del bianco e nero la Raffa riusciva a far baluginare una luce accecante, che non si è mai spenta, è arrivata fino a qui e proseguirà oltre.
Look Tuca Tuca
Pur di evitare il Tuca Tuca, la censura zittì persino la classifica delle hit, che aveva visto una vertiginosa scalata del brano dal 9 posto in su: ma la Carrà non si arrese e, armata di pantaloni a zampa e crop top con maniche a laccio, si presentò a Canzonissima armata di ombelico, bello come un tortellino, e ballò con Alberto Sordi, sdoganando il tocco malandrino, viva la revoluciòn!
Look Lady Gaga scansate
Miss Germanotta, please… ben prima della sua Poker Face, con la Carrà è iniziata una Fiesta per gli occhi fatta di lustrini, paillettes, lamè, frange, stivaletti appuntiti e piume. Un trionfo di eccentricità, una scorpacciata di colori e forme svettanti, ora spigolose, ora tondeggianti: un’oasi di leggerezza in un deserto di tailleur dal taglio austero, perché ci si può far prendere sul serio anche esagerando, in allegria.
Look Il mondo della danza sa
Raffa non è di certo solo una ballerina, ma che gran ballerina è Raffaella Carrà! Indossare body attillatissimi dalla sgambatura favolosa su fiammanti calze di nylon non è cosa da tutti e Lei ha saputo nobilitare il capo base degli anni Ottanta con una dotazione straordinaria di piume, incrostazioni preziose, decorazioni luccicanti. Mentre il body rifulgeva grazie all’aura divina della sua portatrice, quella botta di caschetto all’indietro dettava il ritmo del suo stile inconfondibile, che noialtri, solo a pensarci, è subito cervicale e lombosciatalgia.
Look Carramba che rock
Nelle performance più recenti, la Raffa vira con decisione verso l’essenzialità del bianco e nero, l’alfa e l’omega del fashion. Anche qui, però, non rinuncia a un graffio accattivante fatto di una pioggia di lustrini e borchie. I suoi giubbini in pelle, con guantino abbinato, ruggiscono nel nostro immaginario e ancora, per sempre, ma che musica maestro, ci viene voglia di ballare.