Eurovision e mondo della musica internazionale alle prese con la guerra in Ucraina. Speciale Sanremo tutto l'anno a cura di Andrea Sgrulletti.
Ci sono alcuni grandi eventi della musica e dello spettacolo internazionale, che ho il piacere di commentare per Bellacanzone e che sono particolarmente importanti, per la cultura mondiale e particolarmente per le generazioni più giovani, sospinte dalla globalizzazione dei social media. L’avvicinamento all’Eurovision Song Contest di Torino, che ha visto l’esclusione da parte dell’EBU della Russia, a seguito delle proteste scatenate dall’invasione dell’Ucraina e della dura presa di posizione di Estonia e Finlandia, intenzionate a ritirare la propria disponibilità alla partecipazione in caso di permanenza in gara della Federazione Russa, mi ha spinto ad approfondire le conseguenze della guerra russo-ucraina nell’ambito del Festival internazionale, che è amatissimo, particolarmente nell’Est europeo, e per questo già negli anni scorsi (e lo abbiamo raccontato) è stato al centro di dispute sconfinate in ambito politico-diplomatico.
E’ bene ricordare che nel 2016 un’artista, Jamala, che rappresentava l’Ucraina e cantava in lingua tatara di Crimea, terreno di scontro già nel 2014 tra le due nazioni oggi belligeranti, ed inglese la canzone “1944”, che omaggiava le minoranze locali per le sofferenze patite sotto Stalin, ha vinto l’Eurofestival, con i favori di Bosnia-Erzegovina, Georgia, Lettonia, Macedonia, Moldavia, Polonia, Serbia e Slovenia, regalando al proprio Paese, come da tradizione (e come quest’anno tocca all’Italia), l’organizzazione dell’edizione successiva. Così, nella Kiev oggi drammaticamente vittima di bombardamenti, nel 2017 andava in scena l’Eurofestival, disertato dalla Russia, in polemica già dall’anno precedente per la mancata esclusione della canzone vincente. Jamala è riuscita a fuggire in Germania, dopo lo scoppio della guerra, ed è attivissima nella promozione della causa del proprio Paese, con l’organizzazione di eventi musicali e di impegno civile in terra tedesca, ma anche in Romania ed in Svezia. Dall’inizio della crisi, più di 40.000 utenti hanno cominciato a seguirla su Instagram, che oggi ne conta 965.000. Anche i suoi successori gialloblu O. Torvald (26.000 follower), Melovin (238.000) e Go_A (154.000), utilizza i social per diffondere messaggi di sostegno alla popolazione ucraina.
Non stiamo parlando di un fenomeno marginale: per ragioni di carattere storico e linguistico, gli artisti e le artiste russe, come le artiste e gli artisti ucraini, hanno un grande seguito in entrambi gli Stati ed un pubblico trasversale, che travalica quello che è purtroppo diventato un confine di guerra. La loro reazione ai fatti di questi giorni parla particolarmente ai giovani, che secondo rilevazioni Levada-Center, anche per effetto della maggiore apertura al mondo che i social network hanno potuto garantire anche nel ristrettivo contesto russo, rappresentano la fascia di popolazione più scettica o apertamente critica verso la politica di Putin verso i Paesi confinanti nell’Est europeo. Al contempo, quella dei giovani è la fascia di popolazione che sta più soffrendo la repressione dei social network, la fuga dei giganti del web (come ad esempio Netflix) dal mercato russo, e che secondo diverse fonti diffusamente sta violando i divieti, con marchingegni tecnici che conosce, a differenza di una popolazione più anziana e meno avvezza al digitale, per navigare senza essere rintracciabile.
Questa considerazione deve far valutare con attenzione anche la posizione che, in queste ore, stanno assumendo attraverso i loro social network alcune artiste ed alcuni artisti di cui abbiamo avuto modo di parlare su queste pagine web, ossia lo spettacolo di capodanno “Ciao 2020” di Ivan Urgant (che molti ricorderanno con lo pseudonimo italiano di Giovanni Urganti) per Pervyj Kanal, Il Primo Canale della tv russa tornato alla ribalta delle cronache mondiali per il cartello esposto, nel corso del telegiornale, dalla giornalista russa, di padre ucraino, Marina Ovsyannikova. Listato a lutto è il profilo Instagram da ben 10 milioni di follower del conduttore di Vechernyj Urgant, programma che la tv pubblica russa ha conseguentemente sospeso, come lo sono quelli di Alla Mikheeva (che interpretava Allegra Michele) e Niletto (che impersonava Niletto Niletti). E se Olga Buzova (che interpretava Ornella Buzzi) si mostra ai suoi 142.000 follower su Instagram in abiti militari, con bandiera russa in didascalia, l’ucraino Ivan Dorn (844.000) sostiene la causa del suo Paese, mentre Little Big (didascalicamente Piccolo Grandi nello spettacolo di due anni fa) libera una colomba, messaggera universale di pace.