Doppietta di Tiziano Ferro con l'uscita di un album di cover delle canzoni della sua vita e un un documentario in cui si racconta, non trascurando quelle zone d'ombra che, sul palcoscenico, normalmente, non si vedono.
“Mi piace l’idea che l’esperienza di una persona, quella degli altri di una canzone o quella di vita che racconto nel film, sia una verità intoccabile, incriticabile, perché quando racconti una storia può creare controversie o esser abbracciata, può piacere o meno, ma nessuno può cambiarla: esiste, è lì ed è tua, forte della verità”.
Tiziano Ferro
Nella carriera matura di un cantante, sembra sia quasi obbligatorio produrre un libro o un documentario e un album di cover. Beh, il 6 novembre 2020, con l’uscita di “FERRO” su Amazon Prime Video e il disco “Accetto miracoli: l’esperienza degli altri”, Tiziano Ferro può finalmente dire di aver spuntato gli ultimi obiettivi dalla sua lista di cose da fare per essere ufficialmente un artista a tutto tondo.
La compilation di cover, presentatosi come sequel ideale di “Accetto Miracoli” (22 novembre 2019), è formata dalla reinterpretazione di 13 canzoni italiane, definite da lui come “luci piccolissime in fondo al tunnel”, ricche di significato, con cui è cresciuto e che lo hanno accompagnato lungo il cammino della sua vita. I suoi miracoli fatti canzoni, nati nel bel mezzo di un lockdown globale, sono:
- Rimmel – Francesco De Gregori
- Morirò d’amore – Giuni Russo
- Bella d’estate – Mango
- Margherita – Riccardo Cocciante
- E ti vengo a cercare – Franco Battiato
- Almeno tu nell’universo – Mia Martini
- Cigarettes and Coffee – Scialpi
- Perdere l’amore – Massimo Ranieri
- Piove – Jovanotti
- Portami a ballare – Luca Barbarossa
- Nel blu dipinto di blu – Domenico Modugno
- Ancora, ancora, ancora – Mina
- Non escludo il ritorno- Franco Califano
Ma come è nato il progetto e perché proprio queste canzoni?
“Ho scelto la creatività – ha spiegato – è stata la mia reazione alla quarantena: pensare di non potermi lamentare mi ha permesso di fare un disco che avrei sempre voluto fare, ovvero un disco di cover da proporre alla Universal. Nato dal divertimento, è diventato un progetto […] Nella scaletta non c’è una linea logica se non per il fatto che nella loro essenza e con la loro potenza sono brani che ho sempre amato”.
La registrazione e selezione dei brani non è stata ovviamente casuale, in quanto, ha più volte esplicato Tiziano Ferro, fanno parte del suo background culturale e sono impregnate di un forte sentimentalismo e riconoscimento verso quegli autori/cantanti soprannominati, positivamente, dei veri e propri “mostri sacri” nella storia della musica. A tal proposito, sottolinea come il suo atteggiamento non sia mai volutamente simile a quello di sfida o di confronto: “nella nostra cultura c’è questa credenza stupida che il mostro sacro non si tocca. E invece non è vero perché il mostro sacro va celebrato, va riportato all’epoca di oggi, fotografato con la tecnologia del presente“.
Il messaggio è chiaramente di stampo commemorativo, un modo per tenere sempre vivo il loro ricordo, l’atteggiamento, afferma Ferro, è quindi quello di dire “oh ragazzi, se non rileggiamo Dante magari qualcuno si dimentica del fatto che Dante esiste, e per me De Gregori è Dante”.
Troppi ancora sarebbero stati gli omaggi dovuti ai grandi artisti che mi hanno ispirato.
Tiziano
Questa è solo una piccola finestra, dal mio mondo al mondo reale.
É anche grazie a queste canzoni se ho sognato abbastanza da poter credere nella felicità.
Quando il mondo mi ha chiuso fuori ho sempre trovato una porta: la musica.
Vi auguro lo stesso.
Questo disco è dedicato a tutti gli Angeli, in cielo e in terra, che hanno reso il mondo migliore durante un anno così terrificante.
Grazie.
Documentario FERRO: “L’arte ha un potere curativo”
“Ho sempre pensato che dietro ogni storia di dolore si nascondessero il privilegio e il dovere morale di poter
aiutare qualcun altro. La mia storia me lo insegna e ogni volta che ho consegnato alla gente le mie cicatrici,
si sono sempre trasformate in soluzioni. FERRO per me è questo, un altro tassello alla luce dei miei 40 anni.
Un po’ storia, un po’ diario, un po’ terapia, un po’ testamento. Di certo celebrazione di un sogno.”
Fan o non fan, scommetto che ognuno di voi, anzi… ognuno di noi, quando pensa alla vita di un artista internazionale si immagina la “vita spericolata” che canta Vasco Rossi, piena di feste e qualsivoglia tipo di divertimento. Sebbene nelle nostre menti, l’idolo sia una figura idealmente perfetta, Tiziano Ferro, così come molti personaggi dello spettacolo, possiede un’anima sensibile, degli scheletri nell’armadio e desidera la disprezzata normalità, filo conduttore della serie.
“Alcolista, bulimico, gay, depresso, famoso. Pure questo, famoso, mi sembrava un difetto, forse il peggiore“
Intrinseco di innumerevoli momenti, il documentario (regia di Beffe Tufarulo) ha come unico fine quello di raccontare la verità, senza filtri, tra fragilità, paura ed emozioni. Da guardare con i fazzoletti a portata di mano, è estremamente trasparente sotto tutti i punti di vista, parla di soluzioni più che di problemi e di come la musica gli abbia letteralmente preso la mano, dato “una finestra dalla quale urlare”, incarnando insieme all’amore e alla consapevolezza di sé, essenzialmente, la sua salvezza: “La musica è stata, fin da quando ero bambino, l’unica cosa che avevo. Ho trovato un canale per esprimermi in un mondo nel quale non mi riconosco“.
Presentato come un inno alla rinascita, grazie alla musica ed anche al marito Victor Allen, il cantante afferma finalmente, felice, “di non aver più bisogno di anestetizzare niente” .