Ogni mese, ogni settimana, ogni giorno escono nuove canzoni. Ma quante di queste sono realmente belle? Riusciremo a trovarne almeno una a settimana degna di potersi fregiare.
Stanno arrivando giorni di stelle cadenti, in questa estate a metà. Anche per questo vogliamo parlare di Stelle cadenti di Ermal Meta. Un nuovo estratto dall’album “Tribù urbana”, che dopo la sanremese Un milione di cose da dirti e la recente Uno – entrambe altre belle canzoni – che non può che confermare il talento da songwriter di questo artista.
Un artista che da voce ai sentimenti, con tono diretto e sincero, dando ai suoi brani quello che ogni canzone dovrebbe sempre avere: un’emozione da condividere. E anche stavolta Meta ci riesce, soprattutto col testo, raccontandoci di un amore vero, quotidiano, facendo quelle piccole considerazioni che in ogni storia d’amore sarebbe bello e auspicabile fossero confessate, aprendo uno spiraglio sul mondo del proprio cuore. Come fa appunto, Ermal Meta, che partendo da frasi che indicano in modo autocritico la debole forza che sorregge spesso le piccole volontà umane (Devo smettere di fumare, avrò smesso cento volte) si rivolge al partner ammettendo che ha anche smesso di guardarlo (E pure di guardarti, di guardarti così forte).
E lo fa dopo aver bevuto troppo (in vino veritas), ma almeno lo fa! (Devo smettere di parlare, che ho bevuto troppo Ma siamo tutti un po? ubriachi di qualcosa o di qualcuno). Meta affonda il suo colpo emotivo nel ritornello, dove il tasso alcolico confessato gli permette di dire e mostrare tutta la sua romantica fragilità, con versi aperti e chiusi perfettamente come questi: Dimmi che mi vuoi bene, anche se non ci credi. Dimmi che mi vuoi bene finché resto ancora in piedi. Dimmi che vuoi partire, prestami dei ricordi. Dimmi che mi vuoi bene sempre più di tutti gli altri. Non siamo mica stelle cadenti. Bravo Meta: diretto, preciso, espressivo, chiaro, sincero. Anche se a volte confessare il proprio amore non serve a niente, se una storia non va. Non a caso la canzone chiude con questi versi: Ma sì, lasciamo stare. Arrivederci.
Se dobbiamo trovare una pecca, seppur veniale, in questa canzone è la melodia delle strofe, che ricorda molto da vicino quella della bellissima canzone di Renato Zero “Magari”. Ma non importa, questa è e resta una bella canzone, che in questa estate di tanti tormentoni vuoti e ritmi ormai sempre troppo uguali, ci dà la luce per intravedere, anche se con difficoltà, la possibilità di parlare di brano notevoli, non solo per gli streaming e le visualizzazioni. Ma non facciamo polemiche. Lasciamo stare. Arrivederci.