«Nessuno venderà più così tanti dischi. Adele e i Coldplay sono grandi artisti, sono enormi, ma non venderanno mai quanto gli Oasis. Erano un’epoca, un luogo e un movimento irripetibile. E quella canzone è al 100%, senza nessun dubbio, la più grande che hanno scritto» parla Katrina Russell.
È la fine degli anni 80 e a Manchester –Inghilterra– gli Stone Roses e gli Happy Mondays inondano le strade britanniche. Con l’avvento del britpop, i Beatles e i Rolling Stones fanno da sfondo alla nuova generazione musicale che con delle sonorità del tutto underground stravolgeranno la storia del rock.
“L’accoppiata Gallagher” passa ancora in sordina nelle sperimentazioni anglosassoni, eppure, quei testi scritti sulle pareti di casa e le melodie strimpellate nei sottoscala hanno già del potenziale.
La band battle tra gli Oasis e i Blur di Damon Albarn è alle porte e i fratelli Gallagher, pionieri del buon vecchio rock and roll, gestiscono -con scarso successo- i Rain. Alan McGee, a capo dell’etichetta discografica Creation, salverà il gruppo da uno squallido pub di Glasgow per piazzarli su un vero palcoscenico.
Supersonic, Shakermaker, Live forever, non c’è dubbio, gli Oasis rappresentano a pieno lo stile esagerato della British Invasion. La realtà britannica vive nei testi del gruppo, le sonorità ruvide si distinguono sia dai Radiohead che dai Verve e la timbrica vocale dei fratelli conclude l’esuberante mix della boyband.
Le dinamiche turbolente dei fratelli hanno dato filo da torcere ai produttori e gossip in quantità ai media; a partire dalla rinomata disputa coi Blur fino all’abbandono della band di Liam Gallagher durante la tournée negli Stati Uniti.
1995. Celle spoglie e anguste, aspre polemiche sui Rolling Stones e risse fuori dai bar, una reputazione infangata quella degli Oasis, quattro teppistelli che privi di ogni stimolo artistico raschiano il fondo del mondo dello spettacolo.
(What’s the Story) Morning Glory nasce proprio in quella ribelle Cool Britannia dove Noel Gallagher, falso erede del buon vecchio John Lennon, prendendo spunto o copiando -come preferite insomma- da qualche testo di George Harrison -e non solo- scriverà alcuni dei pezzi più importanti degli Oasis.
Dopo 25 anni, Wonderwall viene ancora suonata dagli adolescenti “sgallettati” o semplicemente sentita alla radio e inaspettatamente è sul punto di raggiungere un miliardo di stream su Spotify. Liam Gallagher non ha tardato a farsi sentire sulla faccenda.
«Saranno tutti ascolti di Noel. Si sarà messo lì a cliccare di continuo per un’ora e mezzo, clic, clic, clic.»
In un 2020 in cui il britpop non è più sulla cresta dell’onda, il capitalismo fa da sfondo alla società e i fratelli Gallagher rifiutano di indossare la mascherina, Wonderwall continua a raccogliere regolarmente 500 mila stream a settimana trovando -a distanza di anni- un posto fisso nella classifica Spotify Top 200.
-“È come cercare quel fot***o biglietto dell’autobus che non trovi, tu stai cercando di trovarlo, quel bastardo, e finalmente lo trovi, lo tiri fuori, e fa****o, è una sensazione da Wonderwall.
Un amore contraddittorio quello dei Gallagher per Wonderwall di cui le origini sono ancora confuse e poco chiare.
Stereotipata come un melenso pezzo d’amore, Noel Gallagher scrisse il brano dopo aver incontrato per la prima volta l’attuale ex moglie Meg Mathews. Nel 2000 -dopo il divorzio della coppia- Wonderwall, è stata omaggiata per quella che realmente è: un pezzo nonsense ispirato al primo album solista di George Harrison: Wonderwall Music (1968). Ecco la dichiarazione di Noel per BBC Radio 2:
«Il significato di quel pezzo è stato falsato dai media. Come fai a dire alla tua fidanzata che il pezzo non parla di lei, dopo che ha letto dappertutto che è così? È una canzone su un amico immaginario che arriva a salvarti da te stesso».
Una pietra miliare dell’indie rock che ha coinvolto tutto l’entourage del gruppo, scritta e registrata nell’arco di pochi giorni nel maggio del 1995 e resa il successo che è oggi.
«Era ovvio che sarebbe diventata una hit mostruosa. Ho visto subito il suo valore commerciale e sapevo che sarebbe diventata un inno. Racconta quello che moltissime persone vorrebbero dire a chi amano. Soprattutto gli uomini, che faticano a dare voce alle loro emozioni. Il brano fa proprio questo»
Le parole di Katrina Russell -all’epoca dipendente della Creation per gli Oasis- rappresentano il pensiero di tutti i collaboratori che lavorarono al pezzo, dal boss McGee al produttore Owen Morris che seguì le registrazioni.
Per quanto Noel Gallagher avesse investito su Wonderwall non nutriva grande stima per il suo pezzo, lo stesso fu per Liam che non appena la sentì suonata dal fratello si lasciò andare ad un commento sgradevole: “mi da la nausea. A me piace roba più tosta.”
«Non la amo particolarmente, credo che Cigarettes and Alcohol sia di gran lunga superiore. Tutti i grandi artisti hanno una canzone come quella. Sono fortunato ad averne cinque. Ed è strano, non è assolutamente la mia preferita.»
Queste sono state le parole di Noel a Rolling Stones lo scorso anno.
Dopo la recente pubblicazione di Don’t stop -lo scorso aprile- la speranza di una reunion del gruppo si è palesata nelle menti dei fan eppure la dichiarazione di Liam Gallagher ha annullato ogni aspettativa:“Beh, c’è qualcosa che manca in questo enorme casino ed è tuo fratello, se vuoi pubblicare dei vecchi demo assicurati che sia io a cantare e che ci sia la chitarra di Bonehead, altrimenti il pezzo non vale nulla”.
Di per se il pezzo risale ad un soundcheck di un concerto a Hong Kong di circa 15 anni fa, dove per l’appunto sembrerebbero mancare proprio Liam e il chitarrista Paul “Bonehead” Arthur. La “maretta” che ha da sempre caratterizzato il duo Gallagher ancora infiamma le guerre mediatiche eppure Wonderwall sembra essere il punto d’incontro tra questi due incompatibili fratelli.
«Si è meritata un posto tra i grandi pezzi» afferma Liam «La cosa divertente è che non so suonarla alla chitarra, anche se è una delle canzoni più semplici della storia. La gente alle feste mi chiede di suonarla e io rispondo: “Suonala tu, stronzo”.»
Wonderwall rappresenta l’icona della Cool Britannia, l’età del cambiamento e dei glitter, il britpop, la vitalità e degli Oasis.