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Sanremo tutto l’anno: l’alfabeto del Festival 2021, volume 2

Sanremo tutto l’anno: l’alfabeto del Festival 2021, volume 2

Proseguiamo con la rubrica “Sanremo tutto l’anno”, parlando dell’alfabeto del Festival 2021, volume 2.

Con animo gravido di nostalgia per Sanremo 2021, torniamo a giocare con l’Alfabeto per maneggiare “Ricordi del cuore” e “Giudizi universali” (doppia cit!) del Festival appena archiviato. 

A come Amadeus: bene o male, per quanto sgangherata (come s’è notato dai ricorrenti problemi tecnici, la nave (da crociera) del Festival senza pubblico è approdata in porto e questo va a merito del suo comandante.

B come Bertè: Loredana magnetica col suo medley di grandi successi in prima serata e subito di grande successo col suo nuovo singolo “Figlia di”, cantato in anteprima mondiale all’Ariston.  

C come Cotumaccio: speaker romanista al mattino in radio, commentatore del Festival la sera sul divano dei The Jackal, dove Riccardo ha accompagnato la fidanzata Michela Giraud. Sempre spassose le clip su Youtube di Aurora Leone (tra le mie commentatrici preferite del Festival) e compagni! 

D come Diodato: ha deliziato il pubblico televisivo del Festival 2021 con il brano vincitore di Sanremo 2020, “Fai rumore”, che a mio modesto parere, per la bellezza di testo e interpretazione, ma anche perché fantasticamente orchestrata e per il contesto storico in cui si è imbattuta, potrà essere per questi anni qualcosa di simile a ciò che è stata un tempo “La canzone del sole”.

E come Elodie: Ramona Tabita ha fatto il secondo capolavoro in due anni, rendendola, da bellissima qual è di suo, veramente spaziale! Il resto ce lo ha messo lei: medley da “Battito animale” (altra cit!), monologo sulle origini (“Nata ai bordi di periferia”, e non la smetto più!) e duetto con Fiorello sulle note di “Vattene amore”.

F come Fraschini: Paola ha portato la bellezza delle piste da pattinaggio degli anni ’80 sul palco dell’Ariston, “leggerissima” come la musica dei suoi ospiti Colapesce e Dimartino.

G come Guadiano: merita pienamente la vittoria della sezione Nuove proposte, che la nostra rubrica ha seguito fin dalle eliminatorie di Sanremo Giovani, purtroppo al termini di una finale di qualità, ma tutta al maschile.

H come Hollywood: reduci dai successi di “Io sì”, Golden Globe 2021 quale canzone originale di “La vita davanti a sé” di Edoardo Ponti, e di “The Undoing”, in un’edizione necessariamente domestica di un Festival che ha sempre avuto invece una forte proiezione internazionale, Laura Pausini e Matilda De Angelis hanno portato Hollywood all’Ariston!

I come infermier*: grati a loro, come a medic* e operator* sanitar* tutt*, con la rappresentanza semplice e adeguata di Alessia Bonari.

L come Le Deva e Louisita Cash: rispettivamente con Gaia e Orietta Berti, le migliori ospiti della serata di giovedì dedicata alle cover di canzoni d’autore.

M come Maneskin: in questo spazio sono stati definiti “favoriti” per la vittoria finale già a Natale 2020. Giusto considerare storica la loro vittoria, per il carattere schiettamente rockettaro della loro musica. Evitiamo di esagerare, però: ho sentito dire che l’Italia e Sanremo non sono patria di band, ma il Festival è stato vinto per la prima volta nel 1977 da una band chiamata Homo Sapiens e dopo di loro dai Matia Bazar, dai Pooh e dagli Stadio.

N come Noemi: mi aspettavo che fosse la più brava e la più bella del Festival 2021 e ha confermato le mie aspettative, anche grazie all’opera della stilista Susanna Ausoni.

O come originale: sarebbe stato comunque un Festival diverso. Nessuno avrebbe potuto evitarlo. La giovanissima età media dei concorrenti e la modernità della proposta di generi lo hanno reso anche originale. Il nome stesso di questa rubrica testimonia quanto io sia amante della tradizione sanremese, ma questo non mi impedisce di apprezzare la scelta di Amadeus e della Rai, dopo un anno nel quale la musica dal vivo si è spenta e anche in Rai i palinsesti hanno privilegiato trasmissioni con grandi firme e veterani della nostra scena nazionale.

P come premi della critica: nella sezione Big, il premio “Mia Martini” è andato a Willie Peyote, cui è giusto riconoscere di aver portato un testo coerente con la sua poetica, cosa che per esempio non mi sembra si possa dire di Coma_Cose; il premio “Lucio Dalla” è andato a Colapesce Dimartino, rivelazioni del Festival e premiatissimi anche dai passaggi in radio; il premio “Sergio Bardotti” per il miglior testo è andato alla giovanissima Madame, che ha confessato che mai avrebbe potuto vincere premio più ambito, sentendosi personalmente e principalmente autrice. I premi per le migliori interpretazioni sono andati a La Rappresentante di Lista (premio “Nilla Pizzi”) e Ermal Meta (premio “Sergio Endrigo”). Meta si è aggiudicato anche il premio “Giancarlo Bigazzi” per la migliore composizione musicale. Tra le Nuove proposte, premio “Mia Martini” a Wrongonyou e doppietta per Davide Shorty, premio “Lucio Dalla” e “Enzo Jannacci” per la migliore interpretazione.

Q come quarta serata: da tempo penso che sia la serata di troppo del Festival. Tornare a una formula in quattro serate, conservando quella dedicata agli omaggi alla storia musicale nazionale, secondo me alleggerirebbe lo show, che è diventato effettivamente ipertrofico.

R come Rettore: fantastica ospite de La Rappresentante di Lista!

S come Sanremo: perché Sanremo è Sanremo!

T come trash: Fiorello e Amadeus che interpretano “Siamo donne” di Sabrina Salerno e Jo Squillo unico momento meritevole di questo appellativo, in un’edizione condizionata dal clima difficile del periodo.

U come Uomini soli: la canzone vincitrice del 1990, che doveva fungere da ricordo di Stefano D’Orazio è stata tagliata dal programma per mancanza di tempo. Male, come giustamente lamentato dai compagni di una vita del batterista dei Pooh. Però una parola Riccardo Fogli avrebbe potuto dirla…

V come Venezi: Beatrice chiede di essere chiamata “direttore” d’orchestra e così farò, così come altre volte uso mettere l’asterisco e altre ancora preferisco usare termini al femminile. Perché non dovremmo cercare di chiamare le persone come preferiscono essere chiamate?

Z come zona rossa: ancora una volta il Festival di Sanremo si è chiuso poco prima di un sostanziale lockdown. Speriamo e confidiamo sia l’ultima.