Da anni la definizione di turismo musicale è oggetto di dibattiti e di studi che non hanno ancora condotto a una visione univoca, ma noi vogliamo provare a trovare cosa significa e cos’è il turismo musicale.
Per prima cosa bisogna specificare che non esiste una definizione di turismo musicale a livello universale e l’Organizzazione Mondiale del Turismo (OMT) non ha ancora fornito alcun criterio utile per tracciare un profilo del turista musicale. Forse perché si tende a considerare il turismo musicale una nicchia di mercato del turismo culturale, anch’esso considerato come “turismo difficilmente cristallizzabile”.
Molteplici sono, infatti, le definizioni di turismo culturale. Quella elaborata dall’OMT recita: «il turismo culturale rappresenta tutti quei movimenti di persone motivati da scopi culturali come le vacanze studio, la partecipazione a spettacoli dal vivo, festival, eventi culturali, le visite a siti archeologici e monumenti, i pellegrinaggi».
A rendere più complesso il quadro è la stessa OMT quando scrive che «il
turismo culturale riguarda anche il piacere di immergersi nello stile di vita
locale e in tutto ciò che ne costituisce l’identità e il carattere» e che
rappresenta tutti quei movimenti che «soddisfano il bisogno umano per la
diversità, tendendo ad accrescere il livello culturale dell’individuo e
comportando nuove conoscenze, esperienze e incontri».
Necessario da specificare è il fatto che una parte significativa del movimento
turistico, classificato come “culturale” è in realtà composto da persone
attirate e motivate da eventi musicali e/o da luoghi legati alla musica.
Per questo fare una distinzione tra
turismo musicale e turismo culturale è fondamentale anche perché quando è la musica a diventare scopo stesso del
viaggio, è in grado, con la sua carica emotiva, di condurre moltissime persone
in località che altrimenti potrebbero contare solo su un turismo diverso, più
tradizionale, oppure su nessun tipo di turismo.
Il turismo musicale, oltre a rappresentare una realtà specifica, con una
propria dignità, è anche una formidabile entrata per le economie. Lo
certificano gli studi Wish You Were Here elaborati da UK Music,
l’associazione che cura gli interessi dell’industria musicale britannica,
dedicati proprio al valore del turismo musicale, con riferimento ai concerti
dal vivo.
In origine, il turismo musicale era legato
alla musica classica. A partire
dalla seconda metà del XVII secolo e, soprattutto, nel Settecento, l’Italia
divenne inizialmente la meta
principale del Grand Tour dei principi dell’Europa del Nord e dell’Est e dei
rampolli dell’aristocrazia
inglese, per poi attrarre anche l’alta borghesia di tutta Europa. Oltre ai
giovani che si recavano nel
nostro Paese per completare ed arricchire la propria formazione, nel XVIII
secolo arrivarono anche
musicisti e amanti della musica, attratti dalla cospicua presenza di accademie e scuole, nonché di famosi musicisti che essi
speravano di poter ascoltare dal vivo.
Al giorno d’oggi, invece, due delle mete musicali più ambite sono Graceland e
Liverpool.
Graceland si trova a Memphis, nel Tennessee, ed é la tenuta nella quale Elvis
Presley visse per vent’anni, fino alla sua morte, avvenuta il 16 agosto nel
bagno della casa. Graceland è stata aperta al pubblico cinque anni dopo il
decesso del re del Rock ‘n’ Roll ed è stata trasformata in un museo contenente, tra le altre cose,
una stanza dei trofei e dei premi vinti nel corso della carriera; all’esterno, invece, si trova la sua tomba.
Ogni anno oltre 500 mila fan provenienti da tutto il mondo vi si recano in una sorta di pellegrinaggio,
tanto da farla diventare addirittura la seconda
residenza più conosciuta degli Stati Uniti dopo la Casa Bianca e tra le cinque
case più visitate del Paese.
La città di Memphis ricava ogni anno
intorno ai 150 milioni di dollari di introito derivante dai turisti che
visitano la dimora di Elvis e, soprattutto,
da coloro che poi soggiornano negli alberghi, consumano nei ristoranti e
acquistano nei negozi locali.
Liverpool, invece, città natale dei Beatles ha un indotto di circa
106 milioni di euro, secondo quanto stimato da The
Telegraph, portato dal turismo dei seguaci della band che ha
fatto la storia della musica mondiale. Dopo
gli anni Sessanta, Liverpool subì dei cambiamenti radicali poiché la deindustrializzazione aveva indebolito l’industria pesante e
l’attività del porto. Fu così che, negli anni
Settanta, arrivò il turismo musicale, naturalmente focalizzato sui Beatles. I
fan di John Lennon, Paul McCartney,
Ringo Starr e George Harrison dovettero inizialmente accontentarsi di un piccolo
negozio di souvenir e di tour occasionali. Fu dopo la morte di John Lennon, nel
1980, che la domanda di turismo
musicale a Liverpool crebbe in misura notevole; ma la svolta decisiva avvenne grazie a un impiegato del consiglio
cittadino che, da solo, cominciò a realizzare una regolare Beatles
Walk, dei tour guidati, dei
pacchetti per il weekend e una guida stampata. Da quel momento, le risorse locali vennero dirottate verso
il turismo.
In Italia, l’offerta di spettacoli musicali è ricca ed eterogenea sia
per quanto riguarda i generi proposti,
sia per quanto riguarda i luoghi in cui vengono ospitati i concerti. Dal Nord
al Sud della nostra penisola,
ci si imbatte in una gamma di occasioni musicali che va dai concerti legati ai
tour degli artisti nazionali o
internazionali, ai grandi eventi, ma anche ai numerosi festival dislocati nel Paese. Grazie al ricco patrimonio storico e
artistico che caratterizza l’Italia, i concerti e i festival molto spesso hanno il privilegio di svolgersi in
luoghi dalla bellezza indiscutibile, che rendono
l’esperienza ancora più magica e coinvolgente.