Bagaglio a mano è l’album di Andrea Amati, uscito lo scorso 2 marzo per Borsi Records e prodotto da Massimo Marches. Un disco che contiene 9 inediti tutti scritti e arrangiati dallo stesso Andrea Amati e una cover (La ballata della moda di Luigi Tenco).
Il cantautore è anche l’opening act di alcune date del nuovo tour dei Nomadi e questi sono gli appuntamenti in programma: l’8 agosto a Castel D’Aiano (BO), il 9 agosto a Tribano (PD), il 16 agosto a Sirolo (AN), il 25 agosto a Castagnole Lanze (AT), l’8 settembre a Mira (VE) e il 28 settembre a Bressanvido (VI).
L’intervista
Come nasce il brano?
Nasce da una lettura che ho fatto di Solo bagaglio a mano di Gabriele Romagnoli ed è un libro che mi ha colpito molto. Ha fatto sì che io scrivessi la prima bozza del testo della canzone. Il libro così come la canzone parla di alleggerirsi un po’ dai carichi che ci facciamo sia quando siamo in viaggio, ma soprattutto nella vita. Alleggerirsi non vuol dire non tentare, ma scegliere cosa è davvero prioritario.
Hai letto questo libro in un viaggio Milano-Rimini. Quindi in viaggio ti piace scrivere?
Solitamente il treno è un ottimo veicolo, mi ispira molto. Quando leggo sono portato a scrivere. I due posti più belli in cui scrivo sono il treno o il mio letto. A volte in treno spero ci sia poca gente perché diventa difficile scrivere.
C’è un lyric video di Bagaglio a mano, ma arriverà anche un video ufficiale?
Per Bagaglio a mano lasceremo questo lyric video che mi piace molto. Faremo un video ufficiale prossimamente di un altro singolo.
Qual è il filo conduttore dell’album?
Il concetto che ho espresso su Bagaglio a mano va bene anche per l’intero disco. Per quanto riguarda le tematiche si parla della voglia di mettersi in gioco, di lasciare a casa qualche certezza che magari non è poi così tanto certezza, ed avere voglia di andare più liberi sia musicalmente, sia nel vissuto. È un processo che prima ho fatto umanamente e poi ho fatto musicalmente. Ci sono riferimenti anche all’elettronica, che non si sentono sempre in chi dice di fare musica d’autore. Il cantautore classico non si ritrova del tutto, ma ho tentato questa strada. Una musica d’autore accessibile ed orecchiabile.
C’è anche una cover di Luigi Tenco…
È un pezzo che amo così come il repertorio di Tenco che ho cantato spesso. La ballata della moda si sposa bene con il mio disco. Un pezzo ironico, attuale, che denuncia una certa omologazione. Abbiamo trovato un arrangiamento particolare, molto diverso dall’originale.
Quali sono gli artisti che hanno ispirato la tua crescita musicale?
Fabrizio De Andrè che è l’artista per cui ho iniziato a cantare. Come gusti sulla “vecchia scuola” Francesco De Gregori infatti ora indosso la t-shirt di Rimmel (ride, ndr). Questi sono gli artisti gloriosi che mi hanno influenzato di più. Tra i contemporanei Brunori Sas, è un artista che amo molto.
Dei Nomadi che ci dici invece?
Non posso che parlare bene. Ho il privilegio di aprire il loro tour dei 55 anni quest’estate. Ogni volta è più bello, ci sono sempre piazze piene, la band carica a mille. Beppe Carletti sembra sempre più giovane, quindi è proprio bello. Si vede che hanno seminato bene durante questi decenni. Hanno un pubblico che li segue, che li ama e facilita anche quello che devo fare io. Tutto è nato grazie alla mia etichetta che ha fatto ascoltare il mio disco a Beppe e lui ha deciso di darmi questa opportunità.