Fabrice Pascal Quagliotti: “Il mio obiettivo è far sognare le persone”

Fabrice Pascal Quagliotti dopo i Rockets si lancia nella carriera da solista con "Parallel Worlds", viaggio alla scoperta dello spazio e della mente.

In occasione dell’uscita del suo primo disco da solista “Parallel Worlds” Bellacanzone ha incontrato Fabrice Pascal Quagliotti leader della leggendaria band Rockets. Con questo progetto discografico il musicista esplora “mondi paralleli” sconosciuti e fornisce agli ascoltatori una nuova visione del mondo e della musica. Ecco cosa ci ha raccontato.

Iniziamo dal tuo primo disco da solista maturato durante il lockdown, com’è nata l’esigenza di avere un progetto musicale tutto tuo?

L’idea nasce 4/5 anni fa, ma siccome avevo in ballo il nuovo album dei Rockets ho aspettato. Qualche mese prima del lockdown ho iniziato a lavorare sul mio progetto da solista, mi sono incontrato con il mio discografico che mi ha suggerito di fare un album strumentale senza brani cantati. Ho approfittato del lockdown per lavorare al’album notte e giorno e ho concepito l’album in soli 6 mesi. Solitamente ci vogliono 3/4 anni. C’è un brano che è stato lasciato nel cassetto per 14 anni perché non era adatto ai Rockets ma è perfetto per questo mio progetto.

Parallel Worlds porta l’ascoltatore verso mondi paralleli, verso luoghi spaziali sia verso luoghi sconosciuti della mente. Tu dove vuoi portare chi ascolta le tue canzoni?

Il mio obiettivo è far sognare le persone. Ognuno è diverso e quindi ognuno ascoltando un brano va nel proprio mondo, è libero di andare dove vuole. La musica ti fa sognare, viaggiare stando fermo a casa tua, questo è il bello.

La galassia ritorna sempre nelle tue produzioni musicali anche con i Rockets, da dove nasce questa passione?

Io ho tante passioni tra cui lo spazio. Trovo sia una cosa affascinante perché esistono altri mondi e civiltà che non conosciamo. Lo spazio con i Rockets è sempre stato presente fin dall’inizio, ci sono molti brani che parlano di spazio anche nel mio album. Ad esempio Major Tom è un omaggio al Duca Bianco, sono un appassionato di David Bowie che parlava di Major Tom un cosmonauta drogato e pazzo inventato da lui.

Quali sono i pro e i contro di essere il leader di una band?

Ci sono solo contro! (ride). Quando qualcosa va bene è tutto apposto, quando invece va male è tutta colpa tua! (Ride). Il vantaggio di essere leader è che ascolti solo te stesso, esserlo non è facile perché ci sono altre persone che dipendono da te. Non mi sento leader dei Rockets, mi sento Rockets e basta.

Sei un maestro dei synth, cosa pensi del suo utilizzo nella discografia attuale?

Oggigiorno all’80% sono utilizzati nella musica, anche nella pop. Adesso le batterie,violini e altri strumenti sono fatti con tastiere, Synth anche per una questione di risparmio. Grazie ai sintetizzatori non ci sono limiti!

Del tuo album è disponibile anche una versione in vinile….

Sì il vinile è un oggetto cult, in America ad esempio si vendono più vinili che cd, in Italia poco ci manca. Il vinile non è un tornare indietro è un oggetto bellissimo. Aprire un vinile è emozionante, anche molti giovani oggi lo acquistano. Io quando vedo una persona che ascolta musica con il cellulare sto male! Io avrò 400 vinili e trovo che sia bellissimo, il cd lo trovo un oggetto vecchio.

La discografia attuale è carente di band, di gruppi, secondo te da cosa è dovuto?

La discografia non è che è carente di gruppi musicali, ma sono le case discografiche ad esserne carenti. Se i dischi non si vendono è perché c’è poca roba bella. Le major investono nei programmi televisivi tipo X Factor ecc. Sfruttano i ragazzi, li fanno sognare per qualche mese e poi li buttano via. Non c’è la ricerca di vendere dischi, ma si vuole solo sfruttare un artista. Le case discografiche dovrebbero produrre musica che dura nel tempo e non prodotti usa e getta!

Stiamo attraversando un momento difficile a causa della pandemia… Quale sarà il futuro della musica e dei suoi lavoratori?

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La musica non morirà mai! I lavoratori della musica non sono solo i musicisti, ma anche i tecnici e dietro la musica c’è un mondo pazzesco, un mondo che non si vede ma c’è! Questi lavoratori non vengono presi in considerazione dallo Stato. L’arte in generale per lo Stato è l’ultima ruota del carro. Per debellare il virus ci vuole responsabilità anche da parte della gente. Mi dispiace non poter portare live il mio progetto, avevo previsto delle belle cose per il pubblico, avevo previsto insieme alla mia squadra e alla mia fashion designer Cinzia Diddi 14 outfit diversi, uno per ogni brano. Quando sarà possibile tornerò sul palco.