È disponibile da venerdì 10 gennaio “DOVE NON BATTE IL SOLE” (Maciste Dischi/Polydor/Universal Music), il nuovo singolo di GALEFFI che anticipa il secondo atteso album del cantautore romano, in uscita in primavera.
Accompagnata da un videoclip diretto ancora una volta da Luther Blissett “DOVE NON BATTE IL SOLE” di Galeffi è una canzone sull’inadeguatezza e sull’inquietudine che viviamo ogni giorno. Ma non c’è odio senza amore, come non può esserci pessimismo senza speranza. Anche se preso dallo sconforto e dalla frustrazione, stasera quantomeno stiamo insieme e ci abbracciamo forte per non sentire freddo, almeno per un po’.
Vuoi parlarci di “Dove non batte il sole”?
E’ un pezzo un po’ triste, ma con un po’ di speranza, se vogliamo analizzare la parte testuale. Mi piace com’è stata arrangiata, perché volevo fare un pezzo che ricordasse la french touch, mischiata a quel mondo psichedelico.
Com’è nata l’idea del videoclip?
Bisognava girare in poco tempo, il pezzo è uscito dopo la Befana. Per i vari incastri lavorativi durante le vacanze di Natale era difficile, quindi io non potevo esserci a girare il video. Ho mandato le mie idee alla produzione e i registi hanno seguito queste indicazioni.
Quali differenze ci sono tra il prossimo album e il precedente?
E’ un disco diverso da “Scudetto”. C’era il rischio di far capire subito al fan o all’ascoltatore che fosse un disco non simile al precedente, così abbiamo preso due brani che sono agli antipodi e li abbiamo pubblicati come primi singoli. “Cercasi amore” è un brano spudoratamente rock, mentre “America” è più jazz. Sono gli estremi opposti e ci servivano per far arrivare subito l’idea di un disco che varia da un genere all’altro. Si tratta di una scelta psicologica.
Vuoi darci qualche anticipazione per quanto riguarda i testi e il sound?
Per i testi sono sempre molto io. Si tratta di un Galeffi più evoluto, più maturo, più disincantato. Per il sound c’è stata più voglia di sperimentare, più tempo di ricercare. C’è stato tanto lavoro dietro. L’ho vissuta in maniera seria.
Il secondo album è il più difficile, come canta Caparezza?
C’è stato più tempo, rispetto al primo. La macchina è già partita, quindi è tutto più semplice. Dal punto di vista mentale è stato un grande scoglio, perché i fan aspettavano le canzoni. Si tratta di un disco diverso dal primo, molto coraggioso.
PH. Ufficio Stampa – Mine