Il cantautore: "Questo disco è un bambino per me. Io un giorno morirò e questo disco mi sopravviverà. Mi piace lasciare qualcosa che possa fare del bene, che possa costruire con i messaggi: dall'amore all'omosessualità, alla religione, al perdono, alla ricerca di se stessi, a tutte le ansie"
Venerdì 9 dicembre esce nei negozi di dischi, sulle piattaforme streaming e in digital download “CONDIVIVERE” (Dischi dei Sognatori, distribuito da Artist First), il nuovo album di Matteo Faustini.
Il progetto discografico è composto da 15 tracce intervallate da 6 interludi in cui l’artista si apre totalmente all’ascoltatore, è il racconto di un lungo percorso interiore durato più di 2 anni. Il viaggio introspettivo di Matteo analizza vari aspetti della società odierna e affronta tematiche attuali con originalità e autenticità. Noi di Bellacanzone.it abbiamo intervistato il cantautore ripercorrendo la sua carriera e scavando dentro l’emozioni, dentro l’anima dell’artista e delle sue canzoni. Ecco cosa ci ha raccontato!
Matteo Faustini si racconta: “Una canzone mi ha salvato, mi ha impedito di fare altro”
Partiamo dall’inizio: com’è nata la passione per la musica?
Per me la musica è sempre stata una passione finché poi, finalmente, è diventata una necessità. L’ho sempre amata, ho fatto musical, ho girato l’Europa, era sempre tutto molto OK finché una sera di tanti anni fa, che stavo veramente male, ho provato a scrivere una canzone e quella canzone mi ha salvato la vita. Mi ha impedito di fare altro. In quel momento ho detto: ‘Ecco!’.
A cosa ti riferisci, se posso, quando dici: ‘Mi ha impedito di fare altro’?
A togliermi la vita. E quindi, invece di farlo, ho scritto una canzone. Ed è stato bellissimo, grazie alla musica sono rinato. Ogni volta che si muore si rinasce in una forma migliore.
Anche nel nuovo album parli di vita, non a caso si chiama ‘condivivere’. Qual è stata la genesi di questo progetto?
Questo neologismo è nato da ciò che penso riguardo al nostro scopo nella vita, cioè di viverla senza ansia del giudizio degli altri. Io penso che lo scambio sia la cosa più potente. Tutte le emozioni, se colte, ti danno opportunità per affinarti. Il primo disco lo feci per me stesso, per questo invece ho impiegato due anni. Questo disco non esisterebbe se non avessi anime che mi dedicassero tempo e spazio. Sono grato, io posso svegliarmi la mattina e riempire le mie 24 ore con la musica. Dentro di me, adesso, c’è molta più consapevolezza, che è la chiave per la crescita. Questo per me è come un bambino. Io un giorno morirò e questo disco mi sopravviverà. Mi piace lasciare qualcosa che possa fare del bene, che possa costruire con i messaggi: dall’amore all’omosessualità, alla regione, al perdono, alla ricerca di se stessi, a tutte le ansie.
Tra le 15 tracce ce n’è una a cui sei legato particolarmente?
Quella più coraggiosa di tutte è sicuramente ‘il girasole innamorato della luna’, ho impiegato 10 anni a scriverla e 3 anni per pubblicarla. Io sono tranquillo ma mi sentivo tremendamente egoista a non scrivere questa canzone perché esistono tantissimi 16 anni come lo sono stato io che potrebbero stare meglio con 3 minuti e mezzo di canzoni. Io sono stato un 16enne pieno di traumi. Ho avuto un’adolescenza di mer*a: traumi su traumi. La cosa bella è che, giuro, quando ho scritto la canzone e girato il videoclip è come se lo schifo avesse preso senso.
Dopo l’album ci sarà un tour?
In mente ce l’ho, in pratica no. Desidererei che ci fosse un inizio di tour a partire dalla primavera, questo è il piano. Poi vediamo.
Matteo, tra 5 anni, come vorrebbe essere?
In equilibrio.
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