Video intervista a Niveo. L'artista ci racconta la sua musica con l'amore negli occhi e ci trasporta nella profondità della sua anima con il suo primo ep "Scarabocchi". Ecco cosa ci ha rivelato.
Il 30 giugno Niveo pubblica il suo primo Ep “Scarabocchi”. Dopo l’avventura ad “Amici di Maria De Filippi” l’artista ha finalmente racchiuso le sue canzoni in un Ep dalla copertina sgargiante e dal contenuto intenso. Attraverso la leggerezza del sound Niveo ci trasporta nella profondità della sua anima rivelando le sue fragilità ma mostrando una forte determinazione e tenacia. “Scarabocchi” è il primo grande passo per entrare nella musica italiana. Ecco cosa ci ha raccontato Niveo nella video intervista.
Ciao Niveo! Come stai?
Mi sento molto bene, un po’ stanchino perché sto lavorando tanto ma sono contento sono soddisfazioni.
Ti abbiamo conosciuto grazie ad Amici, il tuo forse è stato uno dei percorsi più difficili che abbiamo visto nel programma. Cosa ti porti da questa esperienza?
Sicuramente è un’esperienza che ti cambia la vita, non smetterò mai di dirlo. Ho imparato molte cose, una di queste è che ho imparato a credere in me stesso. Se non ci crediamo noi, chi ci deve credere? Ho imparato che studiare è importantissimo e ad approcciarmi con un pubblico un po’ più vasto visto che il mio massimo è stato suonare per strada a Lucca per un annetto. In poche parole sono stato fortunato perché questa esperienza mi ha cambiato la vita
Hai detto che per un periodo hai suonato per le strade di Lucca, cosa cambia tra cantare per un pubblico in strada e un live dove sai già che il pubblico aspetta te e le tue canzoni?
Tutto è completamente diverso. Diciamo che sono due tensioni diverse che provo. Quando cantavo in strada ci tenevo tanto a far fermare le persone, nel senso, “guardatemi sto cantando una mia canzone e mi sto aprendo”. Quando c’è un pubblico che vuole una mia canzone provo a dare più me stesso possibile. Il pubblico in strada lo devi acchiappare ed è difficile, la strada è il palco più difficile che abbia mai calpestato. Mentre quando si parla di un pubblico come quello di “Amici” ti senti più sereno perché sai comunque vada loro apprezzeranno.
Parliamo adesso di “Scarabocchi”, questi scarabocchi alla fine sono diventati un’opera d’arte, un disco…
Si possiamo dire così (ride). Scarabocchi è una canzone importantissima, l’ho scritta a 17 anni da solo nella mia cameretta. Adesso è diventata la canzone che ai concerti cantano più forte di tutte, ha fatto un bel viaggio questa canzone. A Lucca piaceva molto questa canzone e mi dicevano “dovresti provare i casting di Amici”. Li ho fatti presentando proprio Scarabocchi e ha funzionato.
Nel ritornello dici “Non mi hai detto che canzone siamo” e adesso ti chiedo, tu che canzone sei?
Eh io sono un mucchio di canzoni… Sono un mash up di album. Non riesco a darmi una canzone. Ci sono diverse discografie alle quali sono legato, una molto famosa è quella di Harry Styles. Non ho qualcuno che mi rappresenta in completezza se non la mia discografia, quindi sono un calderone di roba (ride).
Andiamo a “Sui sedili della metro”. Ci sono frasi come “siamo frasi di canzoni vecchie” o “jeans con tasche troppo strette”. Che approccio hai con la scrittura? Ti vengono in mente prima le immagini e poi le metti per iscritto oppure sulle metafore ci ragioni in un secondo momento?
Solitamente sono immagini che mi vengono così a “colpo di genio”, se possiamo dire. Sui sedili della metro è una canzone nata con immagini fisse, hai colpito proprio il punto, perché ho scritto la canzone pensando a tutte quelle frasi di amore e odio che trovi scritte sui mezzi pubblici o in giro per la città. Mi sono chiesto che storia ci fosse dietro queste scritte e me la sono immaginata e così è nata questa canzone che parla di un amore incompleto. Incompleto come le cuffiette che ti premettono di fare una cosa bellissima, ascoltare la musica, ma il filo è intrecciato. Oppure i jeans nuovi ma le tasche sono troppo strette o le guance che sorridono senza le fossette che sono una cosa bellissima.
Davanti a te ci sono degli instore da fare dove incontrerai il tuo pubblico. Quali sono le critiche e i complimenti che ti sono stati fatti maggiormente fino ad oggi?
Le critiche è da un po’ che non le leggo o forse non gli do peso. La cosa bella è che sono consapevole dei miei limiti e ogni artista prova sempre a superarli e a dare il meglio, mi piace soffermarmi sui complimenti, essendo insicuro ne ho bisogno. Molto spesso mi viene detto che la mia musica riempie i giorni vuoti o che è una salvezza e ha fatto sentire le persone capite. Questa cosa è assurda e difficile da realizzare che quello che succede a me con le canzoni di altri artisti che stimo adesso succede a qualcun altro con le mie canzoni. Sembra tutto una serie tv.
Pe i live estivi cosa dobbiamo aspettarci?
un sacco di divertimento! Saranno live energici, è estate dobbiamo divertirci, ballare, sudare e cantare fino a perdere la voce, io compreso (ride). La prima data è il primo luglio al Gnu Wave Festival di Lamporecchio e poi aprirò il concerto di Alfa a Pavia. Sono contentissimo di poter vivere nuove emozioni, ho un po’ di ansietta ma è quell’ansietta sana, bella e pura.
Scarabocchi è il tuo primo passo nel mondo della carriera musicale, stai già pensando al passo successivo?
Sicuramente è importante evolversi in questo ambito tipo i Pokemon (ride). Evolversi nella scrittura, nel modo di dire le cose, nella composizione. Se rimani sempre uguale poi annoi le persone che ti ascoltano e non c’è più motivo di seguire quell’artista. Mi sto dedicando tanto al lavoro, inizierò anche a studiare perché mi aiuta a migliorare e a dire le cose in modi in cui non sono riuscito a dirle.
Di solito si chiede sempre cosa vuoi comunicare agli altri con la tua musica, adesso faccio la domanda che faccio sempre in chiusura… Cosa ti regala questo ep e cosa ti regalano le tue canzoni?
Bella domanda! Non me l’avevano mai fatta! Mi riempie di soddisfazione vedere qualcosa di concreto davanti ai miei occhi. Sogno questo disco da 3 anni e l’ultima canzone di questo disco l’ho composta proprio 3 anni fa. Fin da piccolino sognavo l’ep piuttosto che un album. Adesso ce l’ho! è concreto, le persone possono comprarlo, ascoltarlo. Non ci sono parole per descrivere tutto questo. Mi riempie di soddisfazione e tutto quello che ho fatto non è stato inutile. I sacrifici che ho fatto anche senza accorgermene, anche da piccolino. Piuttosto che vedere un film o giocare a un videogioco io studiavo, imparavo, ascoltavo e scrivevo. Sono soddisfatto di quel che sono e dico grazie a quel che ero.
Cosa vorresti avere artisticamente che ancora ti manca e cosa pensi di avere che ti rende unico a cui non rinunceresti mai?
Pagherei oro per avere una conoscenza musicale sconfinata perché sarebbe assurdo poter fare tutto quello che ho in testa. Ci vuole tanto lavoro e sono pronto a farlo. Quello che ho… penso che il mio essere ragazzino, spudorato, sereno e acerbo in pochi ce l’abbiamo. Fin da piccolo ho sempre pensato di non essere completo perché sono piccolo, ragazzino. Ho pensato “Cosa ho che artisti giganti del panorama italiano non hanno?” Il fatto di essere acerbo e ci ho cavalcato sopra, io sono acerbo e probabilmente lo sarò per tutta la mia vita, è una cosa nuova.