Pamela Petrarolo è tornata alla musica con il suo terzo album "A Metà". Hit Chart Top 20 e Bellacanzone l'hanno incontrata a Discoteca Laziale in occasione dell'instore tour. Ecco la video intervista completa!
I palchi televisivi calcati fin dai primissimi anni Novanta, i successi discografici ottenuti appena diciassettenne, le continue conferme come artista eclettica e camaleontica. Cantante, showgirl, speaker radiofonica e attrice teatrale, Pamela Petrarolo è tornata alla musica con il suo terzo album “A Metà“. Hit Chart Top 20 e Bellacanzone l’hanno incontrata a Discoteca Laziale in occasione dell’instore tour.
Video intervista
12 tracce che spaziano in diversi generi musicali: com’è nato l’album e com’è avvenuta la scelta della tracklist?
Prima di tutto le 12 tracce sono nate man mano, siamo partiti da 8 poi siamo arrivati a 12 perché c’era sempre qualche brano che ci piaceva ancora. La storia è semplicissima: i miei fan, quelli che mi conoscono dagli anni Novanta per il programma più cult in assoluto ossia Non è la Rai, mi hanno chiesto di proporre alcuni brani che nel corso degli anni sono spariti, quindi li ho riarrangiati tutti in diversi generi, dall’elecro-pop all’acustico al melodico. Ho scelto anche un inedito che poi è quello che dà il titolo all’album “A metà”.
Anni fa hai provato a presentare un brano, “Fammi sognare”, al Festival di Sanremo. Cosa ricordi di quell’esperienza e, soprattutto, vorresti partecipare alla manifestazione?
È uno dei miei sogni nel cassetto. Per “Fammi sognare” abbiamo pensato a proporlo, poi ci abbiamo ripensato perché avevo 17 anni e avevo tanto tempo davanti, quindi l’abbiamo tenuto per l’album. Abbiamo lasciato andare le cose come sono andate, ma è ancora uno dei sogni nel cassetto.
Non è la Rai è uno dei programmi storici della tv: qual è il tuo ricordo più bello e poi cosa ricordi di Gianni Boncompagni?
Devo a lui tutto quello che è stato, nasco grazie a lui che mi ha scoperta, è stato il mio pigmalione. Se ho iniziato a fare questo lavoro e continuo a farlo è proprio grazie a lui e grazie a quello che mi ha lasciato ed insegnato. Un aneddoto che ricordo con simpatia è quando lui ha capito che potevo cantare con la mia voce, avevo 16 anni ed ero spaventatissima. Lui mi ha mandato in sala d’incisione e poi mi ha nominato “The Voice” e così è andata.
C’è qualcosa del tuo passato che non rifaresti?
Devo dire che tutto quello che ho fatto nel mio percorso professionale lo rifarei. Mi ritengo fortunata perché ho debuttato a 8 anni con il programma “Piccoli fan” con Sandra Milo, poi a 12 anni conducevo un gioco per bambini per la regia di Boncompagni ed è lì che l’ho conosciuto prima di Non è la Rai. Devo dire che è stata un’esperienza bellissima, chiunque in età adolescenziale vorrebbe calcare un palco del genere.
Secondo te come mai nell’ultimo periodo c’è un ritorno agli anni Novanta anche con alcuni programmi che tornano in tv?
Fondamentalmente siamo tutti nostalgici o almeno la nostra generazione, io che ne faccio parte lo confermo. È una situazione che in qualche modo appartiene un po’ a tutti perché quella tv lì ha lasciato un segno talmente forte che non riesco a paragonarlo a quello che è la tv di oggi. Tra 20 anni non ci sarà un programma di oggi ricordato come viene ricordato Non è la Rai.
Sei anche una bellissima mamma, quindi se le tue figlie volessero fare tv come reagiresti?
L’importante è che tutto quello che decidono di fare basta che sia legato dalla passione. Gli adolescenti di oggi non sono come quelli di anni fa, quindi sono lontana anni luce dalla generazione delle mie figlie.
Prossimi appuntamenti?
Stiamo organizzando dei live in tutta Italia, inizieremo con dei club, delle cose di nicchia.