Partiamo subito con “Dinosauri”, il tuo quarto album uscito il 27 settembre, che è un vero viaggio, un mondo a parte , pieno di contrasti e riflessioni. Trasportaci in questo nuovo lavoro raccontandoci qualcosa.
Qualcosa lo hai, giustamente, anticipato. I contrasti e anche le contraddizioni la fanno un po’ da padrone. Il titolo dell’album fa riferimento sia a queste creature straordinarie che purtroppo non sono più tra di noi, salvo qualche piccolo erede tipo coccodrilli o, secondo le teorie più recenti alcuni tipi di uccelli, ma in realtà fa riferimento a quelli che si sentono dinosauri o che sono trasformati in dinosauri dalla velocità allucinante che è imposta dai tempi che corrono. Ecco corrono è il tempo più giusto e che quindi fa sentire alcuni di noi, forse sempre di più, come degli esseri in via di estinzione, in procinto di doversi beccare un bel meteorite in faccia senza avere troppi modi per arginare questo problema. Non è un disco cupo né apocalittico, perché come anche i peggiori filosofi depressi della storia del Novecento dicevano comunque che l’amore salva davvero e se lo dicevano quelli, conviene credergli. Quindi questo è il nucleo tematico dell’album, c’è sempre questa mia vecchia ossessione per il tempo che passa che mi porto appresso da una decina d’anni e da quattro dischi, però per la prima volta, sarà l’età, è tutto un pochettino più a fuoco e più lucido.
Tu ti senti un dinosauro? A volte?
Si si. Anche più che a volte. Poi magari non sempre lo stesso tipo di dinosauro, ma senza dubbio è una condizione che un pochettino si nasce e io sicuramente appartengo a quella squadra,perché non sono mai stato un grande amante della velocità imposta da altri e non ho un buon rapporto con determinate mode tecnologiche e sicuramente percepisco, per farla un pelino più metaforica, che tutto un mondo di valori, di cose che mi piacciono nella vita, sono ormai alla fine del loro ciclo. Che sia naturale o meno questo non mi metto a di battere,però sicuramente l’era glaciale su tutta una serie di cose, sta arrivando potentemente. Già parzialmente ha fatto il suo lavoro.
Tu prima hai detto che questo è un lavoro più lucido. C’è stato un evento scatenante o un qualcosa che ti ha reso in qualche modo, in questa produzione, più lucido? In che modo è avvenuto questo cambiamento?
Sicuramente perché ho aspettato tanti anni per fare un altro album a mio nome, quando ero convinto che il precedente disco “Lingue”, che mi è servito per fare il punto in un grande rito di passaggio complesso e doloroso, come quello che si sperimenta quando si perde un genitore o quando finiscono capitoli molto importanti della propria vita, non avevi più tanta voglia di misurami con un mondo musicale così disattento, così omologato. C’erano tanti motivi che mi avevano fatto disamorare dal mondo in cui mi ero mosso fino a pochi anni prima. Poi però si cresce, si cambia. Non vorrei di nuovo autocitarmi, ma in un altro brano del secondo disco, una delle poche frasi di cui vado veramente orgoglioso a livello di testo penso che sia “Meno trenta” dove dico che “per forza di cose ,anche solo grazie alle cellule del corpo che muoiono e che cambiano negli anni, diventiamo letteralmente altre persone”. Quindi si cambia, volenti o nolenti. La vita, a meno che non si è così bravi da farsela scivolare addosso, ci entra dentro. Per fortuna si cambia idea e per me fare musica e canzoni è sempre stato un modo per mettere a fuoco le esperienze, i cambiamenti, i mutamenti, anche provare a identificare chi sono stato in un determinato momento e chi stavo per diventare. Le canzoni sono venute fuori in molto molto naturale. Uno dei temi principali è il cambiamento,l’evoluzione,anche sotto forma di crescita anagrafica, di invecchiamento. Ecco raccontato la benzina che ha alimentato questo disco.
Sono otto canzoni. C’è qualche canzone che è rimasta fuori ? E’ stato difficile decidere quali inserire nella tracklist e quali fuori oppure è stata una scelta naturale e queste canzoni erano talmente giuste per questo momento che volevi raccontare?
Le canzoni portate allo stadio finale erano undici, poi però mi sono reso conto che preferivo puntare un po’ più che sulla quantità che sulla qualità, sulla coesione narrativa fra i vari pezzi e facendo un po’ riferimento anche ai i miei album preferiti italiani che sono tra anni ’70 e anni ’80 di otto canzoni, come quelli di Battiato e Lucio Dalla, dove non senti mai la stanca e finito il disco, che dura circa pochi minuti più di mezz’ora, se si è fortunati si ha voglia di metterlo su. Non so se succederà anche con il mio, però me lo auguro. In più le canzoni che sono rimaste fuori, un paio erano molto divertenti, ballabili, ma c’entravano davvero meno con il resto del disco. Ho preferito trasformare l’album in una sorta di film a due tempi: i quattro singoli che sono usciti rappresentato la parte più pop, più cantabile, più soul, gli altri pezzi (spoiler) sono strani, non seguono regole ben precise della canzone, in un caso addirittura non hanno strofa e ritornello, proprio come se fossero due prospettive diverse sullo stesso orizzonte.
Invece la collaborazione e la prospettiva di Mox come si inserisce in tutto questo?
E’ molto semplice: la canzone era nata per essere cantata a due voci perché racconta di due pretendenti che cercano disperatamente di conquistare la stessa ragazza. Dopo due secondi che ho finito di scriverla ho pensato a lui. Credo che sia un artista straordinario, uno dei più bravi cantautori dell’epoca contemporanea che abbiamo. Ho avuto il piacere di suonare insieme e a lui e di starci a contatto in altre occasioni. E’ una persona amabile e adorabile e siccome condividiamo una folle passione per certe atmosfere un po’ da cinema anni ’60 italiano. Gli ho fatto sentire il pezzo,per fortuna gli è piaciuto ed è venuta proprio come volevo. Le nostre voci sono molto complementari, rappresentano bene i due caratteri dei personaggi raccontati.
Tu sei anche autore per altri cantanti come Marina Rei, Yuman e anche compositore di colonne sonore. Essere un autore per gli altri è più difficile, più facile? Come ti adatti alle visioni altrui.
La parola chiave è proprio adattarsi. E’ il modo in cui ci si rapporta quando si fa l’autore per gli altri,rispetto o quando si scrivono le proprie cose dove la forma di adattamento è più un fare a cazzotti con sé stesso, nel senso di arrivare a capo ad una cosa che non ci convince fino in fondo. Quando lavori per un’altra realtà dove magari non c’è un rapporto di affetto, amicizia, ma si tratta proprio di mettersi al servizio di quel progetto, richiama fortemente il mio lavoro di autore, sceneggiatore, spettacoli teatrali e televisivi che in fondo poi è lo stesso mestiere. Quando si tratta di scrivere, che siano canzoni, testi teatrali, televisivi, è molto difficile che la squadra sia ristretta e che quindi tu possa fare un lavoro ego riferito. C’è un lavoro dove si studia il percorso o il contesto su cui ti devi misurare. Diversi sono stati i percorsi tra Marina Rei, Yuman e Gazzè, a seconda delle varie conoscenze, dei vari generi e di quello che volevano raccontare. E’ sempre molto difficile rispondere a questo tipo di domande proprio perché è un tema complesso. Dubito che qualsiasi altra persona ti saprebbe rispondere. Ti direi che è sicuramente più eterogeneo e più imprevedibile il metodo di lavoro e di approccio a seconda dell’artista o del contesto in cui ti muovi. La bravura o l’abilità che si acquisisce soltanto con tanta esperienza e tante batoste, tanti insulti e tante altre cose. Variare il più possibile. In questo la televisione mi ha aiutato tantissimo:mettere da parte l’ego artistico e servire un progetto, anche se non è nelle tue corde.
Non c’è un sistema assoluto, sta tutto nell’ascoltare prima di proporre il tuo. Non puoi pensare di avere lo stesso approccio per tutti.
Progetti per il futuro? Stai già guardando oltre “Dinosauri” e stai pensando di portarlo live oppure stai già lavorando per altro?
A questo giro mi sono imposto di non pensare ad altro. Adesso c’è solo “Dinosauri”,non ci sono canzoni in cantiere per la prima volta. La cosa divertente e impegnati è proprio concentrarsi sull’allestimento del tourneè live. Le date verranno aggiornate man mano sui nostri social. Non c’è altra esperienza ugualmente appagante come suonare dal vivo. Speriamo di farlo il più possibile.
Cosa ti ha donato “Dinosauri”?
Mi ha regalato tanto, mi ha ricordato con gioiosa violenza, quanto sia importante cambiare idea.