Bellacanzone ha intervistato Boosta dei Subsonica alla Feltrinelli di Roma qualche minuto prima dell'incontro del gruppo con i fan romani per l'instore tour. Ecco cosa ha dichiarato in merito all'ultimo album della band e al prossimo tour.
Dopo quattro anni Samuel, Max Casacci, Boosta, Ninja e Vicio dei Subsonica sono tornati insieme per un nuovo album dal titolo “8” (Sony Music) che segna il ritorno sulle scene della band.
“8 è la stilizzazione del tempo che gira su se stesso, è la rappresentazione dell’infinito, è l’occasione per ridefinire un punto di partenza dopo le pause individuali, ricominciando da dove tutto è iniziato. Ma è anche e soprattutto un album di riflessione attenta sul tempo presente“.
Bellacanzone ha incontrato il gruppo e nello specifico Boosta prima dell’instore tour alla Feltrinelli di Roma. Tutte le date dell’instore tour, tour europeo e tour italiano dei Subsonica.
Video intervista
I vostri fan hanno aspettato quattro anni per questo ritorno. Com’è il vostro rapporto con loro?
Il rapporto con le persone che scelgono di continuare questo percorso insieme a noi è ottimo. Poi Roma è una delle città che ci ha accolto per prima nel lontano 1997 con uno dei primi sold out a Il Locale a Vicolo del Fico, per questo motivo siamo sempre rimasti legati a questa città. Tornare qui è bello, non si può dire sempre così, ma in questo caso sì, perché Roma è un po’ la nostra seconda città di adozione. Questi quattro anni sono volati.
E vi siete mancati in questo periodo?
Ci siamo mancati tutti i giorni, infatti abbiamo imparato l’antica arte dei piccioni viaggiatori che ormai sta sparendo. Scherzi a parte c’è stato un po’ di tempo tecnico per rigenerare le batterie, visto che il tempo tecnico di un disco è circa di due anni, senza dimenticare i live. Chiuso quel cerchio abbiamo bisogno di un periodo per prenderci un po’ di spazio. Poi dopo un tempo che è sempre di un annetto in cui ognuno fa le sue cose, c’è e continua ad esserci la voglia di tornare a fare musica insieme. Siamo sempre allo stesso punto di partenza, perché dopo che ci siamo riposati l’unica cosa che ci viene di fare è suonare insieme.
Questi quattro anni per te come sono andati?
Sono stati in realtà due. Sono stati buoni, anni in cui mi sono tranquillizzato, mi sono tolto un po’ di veste elettronica, ho ricominciato a suonare il pianoforte, a studiare questo strumento bellissimo con il quale sono nato e cresciuto. Mettere in pausa i Subsonica ti permette di sperimentare altro perché se questo gruppo funziona da 22 anni è perché ha la forza di rigenerarsi e ritrovare le energie anche grazie alle nostre esperienze personali.
Come siete arrivati a “8”?
Siamo arrivati dopo il 7, prima del 9 (ride, ndr)! L’album è nato dalla voglia di fare musica insieme e ognuno ci ha messo del suo. Siamo ripartiti dal punto comune più prossimo che avevamo, quindi quello degli anni Novanta. Un suono che ci è sempre piaciuto, abbiamo amato, metabolizzato, sempre pronti a mettere in pista, il collante che ha tenuto in vita il gruppo. L’album si sviluppa tra passato, presente e futuro, quindi fa tutto un suo percorso in maniera lineare, partendo dagli anni Novanta fino ad arrivare ad un futuro che noi ci auguriamo estremamente radioso.
Tra le foto dell’album ce n’è una in cui sei in studio di registrazione con le mani in faccia, quasi in posa disperata. Ricordi cosa stava succedendo in quel momento?
Me lo ricordo, è stata la prima volta che ho fatto un accordo giusto e non ci credevo. Mi sono talmente commosso dopo ventidue anni di aver messo in fila una sequenza di accordi senza sbagliare una nota.
Un’anticipazione sul tour europeo e sul successivo tour italiano?
Saranno due spettacoli diversi, seppure complementari. Facciamo per la prima volta il tour europeo prima di quello italiano e ci serve per ricominciare ad andare in giro. Abbiamo sempre fatto dischi per suonare. I nostri confini non sono più in Italia, ci riteniamo europei. Il pubblico è ibridato, il pubblico dei giovani europei, con italiani all’estero, persone nate e cresciute in un’altra cultura che si mescolano facilmente, molto più facilmente rispetto a quanto invece non cercano di farci percepire. Ci sono club, dimensioni ridotte per il tour europeo. A febbraio torneremo in Italia per una serie di concerti clamorosi, penso sia questo l’aggettivo corretto. Con un palco che stiamo ideando insieme a persone meravigliose che lavorano con noi e non penso ci sia mai stato un palco così in Italia. Non per tirarcela, eh, sono un ragazzo umile come al solito, ma vi consiglio di venire a vedere lo spettacolo perché come al solito sarà un concerto da vedere, non solamente da sentire.
PH. Chiara Mirelli