Con oltre 30 anni di carriera, i Tazenda continuano a partorire una musica mista tra la tradizione sarda, il rock più assoluto e generi new age: in tempi di pandemia, arrivano entusiasti a quota 20 con "Antìstasis".
Crediamo ancora in quella forma espressiva che ha allietato il mondo dagli inizi del secolo fino ad oggi: i Beatles, Battisti, i Queen e tutti quelli che con il cosiddetto pop hanno contribuito a far trascorrere un po’ più felici le vite di milioni di persone. Abbiamo soltanto aggiunto il nostro marchio di sardità ad un format comunicativo inossidabile: la canzone.
Tazenda
Venerdì 26 marzo 2021 è uscito il nuovo album dei Tazenda, uno dei primi gruppi rock etnico, in Italia, che ha saputo far incontrare la tradizione sardo-logudorese con il desiderio di esplorare nuovi generi e stili moderni. La musica e il sacro santo divertimento appaiono come gli eterni fili conduttori che tengono insieme due mondi apparentemente, facendo un gioco di parole, distanti e distinti.
Il “sound Tazenda” è infatti, come un buon marchio di fabbrica, nettamente riconoscibile: l’utilizzo di strumenti musicali della tradizione sarda, come le Launeddas, di chitarre elettriche e di strumenti elettronici, ben trasmettono la loro idea di curiosità, creatività e spazialità di generi.
Ma chi sono i Tazenda?
Nato nel 1988 e cresciuto grazie al Festival di Sanremo con la canzone “Spunta la luna dal monte” insieme a Pierangelo Bertoli, il gruppo è ad oggi formato da Gigi Camedda, Gino Marielli, i due fondatori, e Nicola Nite, dal 2013 la nuova voce dei Tazenda.
Vorrei partire proprio da Nicola Nite, il quale si è improvvisamente trovato a dover prendere il posto prima di Andrea Parodi, vittima di una fatale malattia, e poi di Beppe Dettori che scelse di intraprendere una nuova strada come solista.
Durante la conferenza stampa, è emerso il ricordo di Andrea, del dolore della perdita di un amico che continuerà a vivere nel cuore e nella musica dei Tazenda. A questo proposito Nicola Nite ha dichiarato:
“Ho scelto di non prendere nessuna eredità e nessuno me ne ha dato la responsabilità. Non dimentico il valore storico che ha il repertorio dei Tazenda e quindi anche la voce di Andrea e i successi con Beppe. Ho avuto il piacere di conoscere entrambi. Io sono un artista molto diverso, sono sempre stato me stesso ma ho passato molto tempo a fare mie tutte quelle sfumature che fanno parte di questo enorme repertorio che è un patrimonio per tutti. Essendo l’interlocutore di questo messaggio, cerco di pormi sempre con molto rispetto e cura nei confronti di questa storia perché so che ci sono tante persone affezionate nella quale si riconoscono. Da un punto di vista sia artistico che umano, io rimango un ammiratore dei Tazenda e a volte faccio ancora fatica a immedesimarmi nella parte del cantante”.
L’attaccamento alla terra d’origine, la Sardegna, quel senso di patriottismo benevolo, è l’energia che continua a dare forza alla band, in Italia come all’estero. Lo stretto rapporto e il clima di condivisione che avvolge non solo il trio ma tutto il gruppo di musicisti, ognuno con la propria personalità, porta sostegno e cambiamenti a livello personale che, inevitabilmente, si riversano nella produzione. In un periodo buio come quello della pandemia, dove, dichiarano i Tazenda “ti senti inutile” perché nonostante la musica sia un lavoro di facile adattamento allo smartworking, manca enormemente quell’adrenalina e quella gioia che solo il pubblico sa dare.
-Questo forse spiega il titolo del loro 20° disco: ANTÌSTASIS. Dal greco classico, significa “Resistenza”, parola molto forte e ridondante di questi tempi. Il termine, nascosto in un’altra lingua, non riguarda in nessun modo la politica, sottolineano, bensì: “La nostra è una resistenza più filosofica. Il mondo va così, la vita va così, l’amore va così… Resistiamo perché non c’è alternativa. Lascia libera interpretazione, ogni persona decide a cosa fare resistenza” e aggiunge Gino: “la mia è una resistenza di un vecchio saggio indiano che fa zen e accetta quello che c’è”.
TRACKLIST:
1. Coro
2. La ricerca del tempo perduto
3. Ammajos
4. Splenda
5. A nos bier
6. Essere magnifico (feat. Black Soul Gospel Choir)
7. Dolore dolcissimo
8. Tempesta mistica
9. Dentro le parole
10. Innos (feat. Bertas)
11. Oro e cristallo (feat. Matteo Desole)
12. A nos bier (alternative versione re-produced by jxmmyvis)
Il disco racconta della bellezza romantica, delle debolezze, delle paure ma soprattutto di intatte speranze nel futuro.
Nella conferenza stampa, ci si è soffermati particolarmente sul nuovo singolo “La ricerca del tempo perduto”, un brano poetico, di stampo della canzone d’autore italiana. Ispirato al libro di Marcel Proust “Alla ricerca del tempo perduto”, esprime il concetto del viaggio che ogni essere umano fa per trovare la propria strada e non solo: “Uno dei concetti più belli che è passato dal libro è che l’essere umano psicologicamente sente un profumo e torna indietro nel tempo, nella casa dei nonni, dei genitori…entra in uno stato di fanciullezza, non con nostalgia, ma con la bellezza.[…] E questo che oggi è il presente, nel futuro diverrà passato quindi costruiamolo bene così di avere dei bei ricordi.”.
L’impressione generale è che i Tazenda sprigionano cultura da ogni parte: dalla più vicina cultura sarda, a quella più lontana della Grecia antica, fino alla letteratura francese e russa, poiché lo stesso nome del gruppo si riferisce al pianeta Tazenda, in inglese Star’s End , preso in prestito e mai restituito, dal “Ciclo delle fondazioni”, famosa trilogia di Isaac Asimov.
«Pubblicare “Antìstasis” è una vera liberazione – raccontano in conclusione i TAZENDA – Tre anni di pre-produzioni, scelta brani, sessioni in studio iper-tecnologiche, ma anche tutti in sala intorno ai grandi microfoni insieme per cantare all’antica. Divertimento e sofferenza: quando tutto fiorisce spontaneo è una vera goduria, la tua musica che nasce e cresce in modo florido. Quando qualcosa non ingrana, occorre ripartire con idee e creatività, pazienza e mestiere. Non è facile, ma è quello che sappiamo fare meglio: partorire musica. Le 12 canzoni sono venute fuori educate, pronte ad entrare in società. In certi momenti si sente per fortuna ancora la nostra adolescenza ribelle fatta di prog e di Beatles, a volte ruspante e a volte concreta. Ogni brano ha una sua storia. Chi nel testo che trasuda vita vissuta, chi nella melodia che risente influenze lontane».