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Caparezza: “Non ho appeso il microfono al chiodo”

Caparezza: “Non ho appeso il microfono al chiodo”

"Faccio uno strappo al silenzio. Ne approfitto per informarvi che non ho appeso il microfono al chiodo ma sto lavorando al mio nuovo album.”

“Per trovare lavoro è tardi
Per diventare buono è tardi
Per prenotare un volo è tardi
Per cambiare città è tardi
Per finire l’università è tardi…”

E per pubblicare un nuovo album? Per Michele Salvemini, in arte Caparezza, non è mai troppo tardi.

Classe del ’73, mancato fumettista e nerd con i fiocchi. Lontano dal raschiare i bassifondi della “mala vita” raccontata dai suoi colleghi, Caparezza veste i panni di un rapper inusuale.

Una lotta al patriarcato senza precedenti quella del Capa che dal ’95, da uno scantinato lungo la statale Terlizzi-Molfetta e con un’inguaribile acufene ha dato vita alle colonne sonore delle proteste giovanili. Degno delle hit “sessantottine” come Dio è morto dei Nomadi, Salvemini dispensa critiche sulla società, i mass media e il conformismo sotto una velata ironia.

“Che fine ha fatto la protesta studentesca? Sodomizzata in una tresca da palestra! Il sessantotto è un interrogativo. Ma il numero successivo, ti resta nella testa! I fricchettoni vollero cambiare il mondo. Quelli del mio mondo vogliono guardare i porno. Di edicole ridotte ad esporre più poppe delle flotte nel porto di Livorno.”

Da La rivoluzione del sessintutto

Avvalendo il detto “ogni riccio è un capriccio”, la folta chioma del capa cela ben più di un semplice “ghiribizzo”.

Come un artista con in mano il suo pennello, Caparezza, da anni dipinge la realtà che lo circonda e che di tanto in tanto lo ingabbia. Ribelle e rivoluzionario non si presta ai meccanismi sociali che molto spesso limitano la creatività e la sincerità, due qualità fondamentali per i veri appassionati di musica.

Capo saldo del rap italiano, il cantante di Molfetta, ha contaminato il panorama musicale con hit e album iconici e che tutt’ora continuano a formare giovani rivoluzionari.

Dal 2000, con la raccolta dei suoi primi demo in ?! , fino al 2017 con Prisoner 709 , l’originalità e la caparbietà che caratterizzano i testi del Capa, hanno creato tanto scalpore quanto interesse.

Vieni a ballare in puglia, Ilaria condizionata, Mica Van Gogh, pezzi che hanno fatto decollare la carriera di Caparezza e che hanno incendiato i palcoscenici più famosi d’Italia. Dopo le parole dette a fine tour nel 2017 –“tornerò quando avrò di nuovo qualcosa da dire”– i fan dell’acclamato artista hanno aspettato a lungo un ritorno sulle scene ma invano…Fino a pochi giorni fa.

“Ciao a tutti. Come di consueto faccio uno strappo al silenzio nel giorno del mio compleanno. Ne approfitto per informarvi che non ho appeso il microfono al chiodo ma sto lavorando al mio nuovo album da mesi”. Successivamente spiega che non può ancora dare ulteriori dettagli ma di restare in attesa: “Purtroppo non posso rivelarvi nient’altro ma abbiate pazienza e state tranquilli, brinderemo a tempo debito.”

Ecco le parole del rapper nel post pubblicato sui social in occasione del suo 47esimo compleanno. Tre anni di silenzio e innumerevoli collaborazioni di mezzo, come quella con Hell Raton in Play & Rewind nell’album Server Sirena dei Linea 77.

Il ritorno di Caparezza sulle scene -nelle sue vesti del falso opinionista- tiene i fan con il fiato sospeso. Nei prossimi testi non mancheranno riflessioni -ed il solito tocco di ironia- riguardo alla situazione sociale odierna.