A quarant'anni dalla scomparsa dell'idolo mondiale del pop rock John Lennon, l'assassino Mark David Chapman chiede scusa a Yoko Ono.
1960-1970, il decennio che ha segnato la storia della musica britannica nonché di quella globale. Nei mangiadischi suona Chuck Berry e Little Richard, il pop rock occidentale è il pane quotidiano dei giovani attivisti britannici.
Tra i vicoli della Swinging London svolazzano le “mini” di Mary Quant e il profumo della libertà non è mai stato così intenso. Il consumismo di massa crea dissidi nella società ma la forza e lo spirito del cambiamento risiede proprio nell’unione della gioventù.
In un quadro storico al ridosso del “Sessantotto”, la Beatlemania darà voce all’emancipazione giovanile ispirando gruppi di protesta e la ricerca dell’individualità all’interno della collettività.
Un fenomeno di massa senza precedenti quello dei Beatles che prende il nome di “British invasion” a testimonianza dell’influenza sociale, musicale e artistica del gruppo.
L’immagine della band ha dato vita a stereotipi intramontabili come il caschetto e gli occhiali da “nonno” ma la compostezza e l’ironia con cui i Beatles hanno solcato i palcoscenici possono rappresentare al meglio la loro originalità.
Dal 1960 al 1965 con i primi singoli firmati “Lennon-Mc Cartney”, il sentimentalismo e la spontaneità delineano il percorso del gruppo, sarà l’uscita di “Help” a segnare il cambiamento decisivo.
La grinta e il sarcasmo di John Lennon hanno fatto di lui un’icona del pop rock. La conquista del quadro musicale degli anni sessanta sembrava un obiettivo da poco ai suoi occhi ma il raggiungimento della perfezione artistica, quello sì che assorbiva tutto il suo mondo.
Una continua ricerca del vero all’interno della musica che ha contaminato la sua vita. Le droghe, il divorzio e poi l’arrivo della sua musa: Yoko Ono. Con l’indimenticabile inno pacifista “Imagine” del 1972 e la protesta non-violenta “Bed-in”, Lennon ha segnato le generazioni del sessanta con un attivismo sociale e anti-segregazionista.
Non da meno è stato il profondo amore nato tra Yoko e Lennon, un sodalizio artistico, umano e creativo che ha conquistato il mondo ma che al tempo stesso ha posto fine all’epoca della Beatlemania.
Un animo sensibile, puro e una personalità artistica che ha raggiunto livelli creativi senza precedenti con “God”, “Mother” o “Woman is the nigger of the world”.
La brillante carriera al fianco del suo caro amico McCartney e i Beatles, due figli -Sean avuto con Yoko e Julian con Cynthia Powell-, il silenzio artistico durato 4 anni ed infine il “Double fantasy”.
Ma il sogno di quella tanto ambita rinascita venne spezzato l’8 dicembre del 1980, quando il fan squilibrato Mark David Chapman -ex tossicodipendente ed estremista religioso- sparò quattro volte a Lennon davanti alla sua abitazione a New York.
-?Mi hanno chiesto molte volte un’opinione riguardo a quella notte e all’omicidio di mio marito e ho sempre risposto di non aver mai più pensato a quel giorno. Ho sempre detto che volevo guardare al futuro per non ricordare quell’orribile momento. Ma in verità il ricordo di quella notte non mi ha mai abbandonato in vent’anni. All’inizio rifiutavo l’idea che fosse morto. All’inizio lui non era morto. Non volevo neppure il funerale. Ma quando ho visto la gente, tutto intorno, impazzire per la sua fine, ho capito che non era il momento di chiudermi in me stessa. Era il momento di agire e di organizzare una preghiera, il momento di vigilare perché il mondo capisse cos’era accaduto.“
Yoko Ono
Dopo quarant’anni dall’omicidio di una delle icone della storia della musica, il killer ha chiesto perdono alla vedova Ono.
“Non l’ho ucciso per la sua personalità o per il tipo di uomo che era, ma perché era molto, molto famoso. È stato un atto egoista, di auto celebrazione, e mi dispiace per il dolore che ho causato, ci penso sempre”.
Non è la prima volta che Chapman chiede la libertà condizionata difatti, ad oggi, questa risulta essere l’undicesima volta ma le parole dell’artista giapponese sono chiare:
“Lo ha fatto una volta, potrebbe rifarlo. A me, a Sean (il figlio), a chiunque altro”.
La preoccupazione non è vissuta solamente da Yoko Ono ma anche dalla commissione del centro correzionale di New York che ha dichiarato la libertà vigilata di Chapman “incompatibile con il benessere della società” e aggiungendo che il suo “atto violento ha causato devastazione non solo alla famiglia e agli ex membri della band, ma al mondo intero“.
È il 1980 e dalle radio suona “Hard times are over” (I tempi difficili sono finiti) mentre un fan pone fine alla vita di uno dei cantautori britannici più famosi della storia.