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Fabrizio Moro attacca i colleghi cantautori romani: “Figli di papà”

Fabrizio Moro attacca i colleghi cantautori romani: “Figli di papà”

Manca ancora qualche giorno al grande concerto di Fabrizio Moro nella sua città natale: Roma. In attesa di questo live il prossimo 16 giugno allo Stadio Olimpico il cantautore romano ha avuto modo di parlare dei suoi colleghi. E non ci è andato giù leggero. Parecchi miei colleghi cantautori romani che scrivono solo testi pieni di poesia compongono nella villa al mare ereditata dal papà, coi tappeti persiani e i camerieri coi guanti bianchi. Normale che non ce l’abbiano con il sistema. Queste le sue dichiarazioni rilasciate attraverso un’intervista a Vanity Fair. Ma a chi si riferisce nello specifico?

Le prime date confermate

Il duetto con Ultimo

Recentemente Moro ha pubblicato un duetto con Ultimo dal titolo L’eternità (il mio quartiere). Il primo incontro tra i due cantautori è avvenuto la prima volta a maggio 2017 quando il vincitore del Festival di Sanremo 2018 per la sezione Nuove Proposte è stato invitato da Moro ad aprire il suo concerto al Palalottomatica di Roma. Da quel momento è nata un’amicizia e una stima reciproca.

Per me poter dire di aver partecipato ad un brano di Fabrizio, cantandolo insieme è già una vittoria – ha dichiarato Ultimo – Questo pezzo rappresenta la voglia di emergere e di durare per sempre. Quello che ho voluto fare nel testo, è descrivere l’eternità in ‘fotografie’. Tutte quelle piccole cose che poi vanno a formare la vita.

In Ultimo, rivedo me a 20 anni – ha detto invece Moro – le stesse radici, la stessa rabbia, la stessa voglia di emergere… Lavorando insieme, ho avuto come la sensazione di poter trovare nuovamente un equilibrio con il mio passato […] In fondo ‘l’eternità per me, sei tu’: è questa l’espressione chiave di questo brano. L’eternità è una parola lunga e larga e come questa non ne esistono tante, forse nessuna. Ognuno ne può dare la propria interpretazione a seconda di quello che sta vivendo. È una grandissima dichiarazione d’amore in tutto tondo con tutta la consapevolezza che ne deriva.