Max Pezzali conquista San Siro con un amarcord degli anni '90 con Mauro Repetto e la reunion di Paola e Chiara.
Oggi, “San Siro Canta Max” io lo faccio da una vita. Da sempre la filosofia su cui ho deciso di seguire lo “strano percorso” della mia esistenza è racchiusa in una frase “Perché la vita non ha senso se non la racconti a qualcuno”.
A darmi questa spinta accompagnandomi con le sue storie e regalandomi emozioni sin dall’infanzia è un uomo col cappellino e gli occhi azzurri pieni di entusiasmo, Max Pezzali. Il primo approccio con quel numero magico – 883 – che, inconsapevolmente, avrebbe segnato la mia vita e quella di chi mi sta vicino.
Avenne intorno ai 3-4 anni, in quel periodo le radio iniziarono a suonare le canzoni di due ragazzi semi-sconosciuti arrivati al successo con una canzone su un supereroe molto amato dai piccoli. Oltre alla musica, la piccola me rimase affascinata dalle originali copertine esposte nel negozio di dischi del mio quartiere nella periferia di Roma.
Così, i miei genitori per farmi felice cominciarono a donarmi per le feste ed i compleanni vicino a bambolotti e peluche i cd degli 883, pensando che fosse una passione passeggera.
Quando gli altri bambini ormai avevano già trovato un nuovo idolo da seguire – purtroppo per i miei genitori – io continuavo a spendere la paghetta per tutto ciò che riguardava Max Pezzali, rimasto ormai da solo a rappresentare gli 883. Poi, gli “anni d’oro” della giovinezza sono volati e mi ritrovo a parlare di quella passione rimasta l’unico punto fermo a 30 anni suonati in una vita sul filo della precarietà.
“Cosa ci trovi in quello?” questa la domanda che mi hanno fatto e continuano a farmi amici e conoscenti da sempre. Non so se tutte le parole di questo mondo riescono a descrivere quel brivido che mi pervade nel momento in cui Max sale sul palco ed inizia ad intonare le sue poesie metropolitane.
In quei testi scorre tutto il mondo che ci circonda, sfido chiunque a non trovarsi in almeno una canzone scritta da lui, anche se qualcuno si vergogna ad ammetterlo, quasi tutti abbiamo intonato a squarciagola un suo successo o dedicato una sua “canzone d’amore”.
E’ proprio questo quello che mi fa amare quell’umile ragazzo di provincia, il modo con cui come un amico. Senza alcuna presunzione, tenta di farti riflettere con le sue parole e darti un consiglio, perché magari ha vissuto quell’esperienza prima di te.
Max Pezzali è diventato per me l’amico fedele di cui non posso più fare a meno, i miei genitori se ne sono fatti una ragione e gli amici hanno smesso di tentare di curare questa bella malattia.