Era il 1978: un bambino di appena 10 anni saliva sul palco di una tv locale romana, era la sua prima volta in una manifestazione ufficiale ed era spaventato. La chitarra tremava tra le sue mani ma il suo sguardo era sicuro. Partecipava ad una sorta di talent show ante litteram per cui vinse due premi e da quel palco non scese più. Oggi sono passati 40 anni e Alex Britti ha festeggiato la ricorrenza con un concerto speciale alla Cavea dell’Auditorium Parco della Musica nell’ambito del Roma Summer Fest: la chitarra tremava ancora tra le sue mani ma lui la faceva vibrare con una straordinaria voglia di imprimere nelle note quasi mezzo secolo di successi; dagli esordi con Amii Stewart, fino ad arrivare al trionfo di In nome dell’amore; L’amore ci migliora e ci fa sentire vivi sostiene Alex e quel suo amore per la musica si irradia nella Cavea, travolgendo moltissime generazioni. Britti, 50 anni il 23 agosto, domina la scena non più con l’entusiasmo dei primi tempi ma con una consapevolezza diversa: un cantante che abbraccia un pubblico molto ampio, uno strumentista di indubitabile talento, un uomo, appena diventato padre con tutto ciò che questo comporta; ma per una sera, quella sera, protagonista assoluta della serata è stata la sua chitarra: un concerto zen, essenziale, dove la musica è l’ingrediente fondamentale senza troppi fronzoli; La chitarra è un’amante esigente, che vuole coccole e attenzioni. Una compagna che ha saputo ricoprire tanti ruoli: è stata coperta di Linus, rifugio, conforto. È una passione che ti svuota la mente, ti salva, ti fa felice. È camaleontica e nel tempo si è modellata su di me.
Scusate, sono timido e non parlo molto, preferisco lasciare spazio alle canzoni, si scusa Britti con il suo pubblico e attacca a cantare Gelido: il concerto prende subito così il volo con uno dei suoi più importanti successi; si lascia andare su Immaturi, passando per Un attimo importante, presentata al Festival di Sanremo del 2015 (perché ogni tanto fa piacere andarci), finendo per lasciare al pubblico un’amara nostalgia sulle note di Una su 1 milione. Non sono mancati nemmeno gli assolo: dall’incipit del brano Milano, a Roma nun fà la stupida stasera, in una versione strumentale, solo chitarra che ha lasciato il segno. Impossibile non emozionarsi, di fronte alla dedica povera di parole ma piena di amore per la città.
La fase finale del concerto è dedicata ai brani più famosi La Vasca, Solo una volta, Baciami e Portami a Ballare e quando lascia il palco accompagnato dai suoi musicisti (ai suoi musicisti storici, ha affiancato due giovani emergenti: Giulio Rocca alla batteria, Matteo Carlini al basso, Stefano Sastro al piano/tastiere, Daniele Leucci alle percussioni e ai cori Cassandra De Rosa e Debora Cesti) la città sembra immersa in una calma surreale; sono passati 40 anni ma la sua musica fa ancora storia e per chi era lì, in quella Cavea, sotto la luna, quando tutto a mezzanotte si è spento, c’è stato un attimo, in cui il tempo ha girato al contrario: C’era una volta o forse erano due, c’era una mucca, un asinello e un bue; c’era una notte con una sola stella però era grande luminosa e bella…