Ogni mese, ogni settimana, ogni giorno escono nuove canzoni. Ma quante di queste sono realmente belle? Riusciremo a trovarne almeno una a settimana degna di potersi fregiare.
Fa piacere vedere grandi artisti italiani quando continuano ad avere forza e coraggio per nuove belle uscite discografiche. È il caso di Ornella Vanoni, che alla veneranda età di 86 anni non perde l’occasione di incidere il cinquantesimo album della sua carriera, al fianco di ottimi autori e ottime canzoni. Una di queste è a nostro avviso Un sorriso dentro al pianto, il primo singolo estratto da questo ennesimo lavoro della Vanoni, scritto insieme a nomi importanti come Pacifico e Francesco Gabbani, due cantautori molto richiesti attualmente come songwriter.
Una canzone firmata dalla stessa grande interprete della canzone italiana, che sembra voler tirare le orecchie ad un mercato troppo trap, anestetizzato da basi e basette, scontati flow e facili parolacce, con un brano pop tradizionale, ma veramente scritto bene, a prescindere dalla credibile interpretazione della Vanoni, a proprio agio anche in una scrittura attuale. Unica pecca forse, un intro che ricorda E non finisce mica il cielo di Mia Martini e volendo anche un po’ Imagine di Lennon, ma va bene lo stesso. Soprattutto quando c’è un testo su misura per lei, che le dona, che è pieno di frasi e concetti interessanti (seppur semplici, lineari e a volte neanche particolarmente originali), in rima, in una costruzione narrativa per cui non c’è niente da dire se non bravi.
E brava lei, che indossa con classe e consapevolezza ogni parola e ciò che significa. E così, a partire dall’incipit: E adesso che dovrei posare per l’ennesima fotografia sai dirmi tu per caso la migliore inquadratura quale sia? Ormai che con un selfie fai vedere tutto a tutti e così sia, ce la incorniciamo? O la butto via?
Il ritornello è un bel ritornello, di quelli che vorremmo sentire e che spesso non se ne trovano più. E così, dopo Ho amato tutto di Tosca, la Vanoni ci dice, mettendoci la faccia, la voce e la vita (come ogni artista degno di questo appellativo): Io sono tutto l’amore che ho dato, tutto l’amore incondizionato, l’imbarazzo dietro al vanto, un sorriso dentro al pianto. Io sono tutto l’amore che ho dato, mare in tempesta e cielo stellato, poco prima di uno schianto, un sorriso dentro al pianto. Quest’ultimo è paradossalmente (visto che è il titolo) l’ossimoro fra i vari usati che risulta più usurato. Ma fa niente, tutto fila liscio e va come dovrebbe sempre andare nella musica, regalandoci una nuova bella canzone.