Ogni mese, ogni settimana, ogni giorno escono nuove canzoni. Ma quante di queste sono realmente belle? Riusciremo a trovarne almeno una a settimana degna di potersi fregiare.
Dopo la nostra escursione estiva fra le cover di grandi artisti proposte dalle radio, torniamo agli inediti, quelli belli, quando ci sono. E nell’album “Ego” di Vincenzo Incenzo, uscito agli inizi di settembre, ce ne sono. Eccome. Come i primi due singoli estratti precedentemente dal “disco” – di cui abbiamo parlato con piacere in questa rubrica (“Un’altra Italia” e “Allons enfants”) – ma anche come il terzo singolo “L’amore ha un nome solo”. Speriamo nessuno storca il naso se continuiamo a definire belle canzoni quelle di Incenzo, perché è così. Semplicemente.
Un grande autore in grande spolvero e con grande voglia di far vedere che è un grande cantautore, che ha imparato bene la lezione dei migliori cantautori italiani e frequentato artisticamente giganti come Sergio Endrigo (la cui ultima canzone è stata scritta proprio insieme a Incenzo) o Lucio Dalla (di cui nell’album ripropone una sua riuscita versione di “Rispondimi”, contenuta nell’album “Henna” del cantautore bolognese, allora – 1993 – impreziosita da una Tosca in gran forma).
Finalmente affrancatosi da Renato Zero come produttore, Incenzo si auto produce e ci regala un’altra piccola perla, che illumina per un po’ il porcile musicale che è attualmente la discografia nazionale, fatte salve le belle canzoni che cerchiamo di trovare e segnalare in queste righe settimanali. La perla è una classica ma contemporanea canzone sull’amore, sull’amore perso di Ranieriana memoria (credo che l’amore abbia un nome solo forte da spaccare i vetri e far crollare il cielo), ma anche più assoluto, cioè non necessariamente per l’amore provato per il partner attuale, ma anche per quello vissuto e finito e perfino per l’amore verso sé stessi.
Perché a volte ci perdiamo (come un ragazzino nell’orfanotrofio dell’universo), perché “ci si perde una sera nel mondo” e non diamo il giusto valore all’amore, come motore e senso vero di questa vita. Incenzo “costruisce” quasi una sorta di doppia canzone, di canzone dentro una canzone, specie musicalmente, dove le strofe raccontano lo smarrimento (o dell’amore perduto, come avrebbe detto De André) e la romantica e leggera disperazione, che però si fa speranza e pro-positiva certezza nei ritornelli, dove l’autore afferma il suo credo dell’amore e nell’amore, con intensità poetica rara (“Credo che l’amore sia dovunque e sempre e che il nostro non sia spento e giri tra la gente” o ancora “Credo che l’amore sia innocente sempre anche quando ruba e uccide, anche quando mente”).
Un testo prezioso e sentito, da sentire per rendere più prezioso il tempo veloce che viviamo, magari fosse anche per tre minuti di una canzone. Una bella canzone.