Ogni mese, ogni settimana, ogni giorno escono nuove canzoni. Ma quante di queste sono realmente belle? Riusciremo a trovarne almeno una al mese degna di potersi fregiare.
Alessandra Amoroso è tornata nuovamente d’estate con una canzone solare così come lei negli anni scorsi in tormentoni tipo Mambo salentino o Karaoke – entrambi con i Boomdabash – e negli ultimi album, con brani come Sorriso grande e Tutte le volte. E così, come tutte le volte, il sorriso che favorisce la Amoroso è grande, perché il suo nuovo brano ci fa riscoprire una leggerezza e una spensieratezze meno superficiali di quelle di tante hit estive. Insomma, una sorta di Vivere a colori messo in pratica. Il brano contiene un chiaro riferimento a Point of view, celebre successo dei DB Boulevard.
Non ci è chiaro invece quanto ci sia di sample o di auto plagio, ma il risultato è più che godibile e al momento poco importa (come il fatto che gli autori risultano ben nove! A cominciare dal quotato Davide Petrella). Quando una canzone ci dà qualche minuto di felicità è meglio approfittarne, così come invita a fare la Amoroso liberandosi da schemi mentali, fregandosene del giudizio degli altri. Tutto scorre su un mood ritmico tipico della migliore dance, dove si alterano frasi melodiche molto efficaci sia nelle strofe che nei ritornelli.
E il testo calza a pennello sulle emozioni leggere che ci comunica la cantante. L’incipit già dice tanto sulla storia che andiamo a sentire (Mi sveglio ancora truccata con i vestiti della sera prima), in quanto momento in cui si ripensa alla sera prima. Carine le trovate tipo Ho fatto piccole le ore in un locale sul mare, dove – in una lodevole metafora – gli occhi criminali di lui (con valenza quindi più erotica che violenta) fanno in piccoli pezzi lei. Liberatoria la frase a fine ritornello, che un po’ tutti iniziamo a dire e ridire finalmente dopo anni difficili a dir poco: Quanto mi era mancata questa maledetta felicità.
La ripresa della strofa dopo il ritornello contiene una consonanza interessante data dalla presenza di una parola non facile da utilizzare, cioè “Cleopatra”: Vorrei sentirmi Cleopatra o perlomeno almeno una regina: quando dormo da te penso a dove sono stata. E di nuovo, considerazioni su quanto e come fossero mancati i protagonisti semplici della felicità umana: Con le amiche era una vita che non stavo così. C’era la luna e avevo voglia di gridare con te…
E finalmente arriva la camera d’albergo citata dal titolo e che ci spiega cosa e dove è successo quel che lei ricorda la mattina dopo: Camera 209, stanotte preferisco stare in hotel. Ti sembra strano che ho bisogno di te e di questa maledetta felicità? No, infatti ne abbiamo bisogno tutti e questa bella canzone di Alessandra Amoroso può contribuire a darcene per qualche minuto, quando ci va o capita di ascoltarla.