Ogni mese, ogni settimana, ogni giorno escono nuove canzoni. Ma quante di queste sono realmente belle? Riusciremo a trovarne almeno una al mese degna di potersi fregiare.
La bella canzone di questo mese è una canzone d’amore. Qualcuno dirà: ancora una canzone d’amore? Ora, a parte che l’amore rimane l’argomento principe e principale delle canzoni, statisticamente e logicamente, ma questa volta non si tratta d’amore romantico, bensì di quello che vorrei definire “amore civile”. La canzone in questione è Ciao Repubblica di Vincenzo Incenzo, importante firma di tante belle canzoni per altri (da Zero in poi) e da alcuni anni cantautore che ha intrapreso con coraggio la sua strada da solista in trincea, fiero di essere una mente libera e un cuore libero, voglioso di combattere l’accidia, il malcostume, l’ignoranza e la volgarità dilaganti armato di carta e penna, di piano e voce. E Ciao Repubblica è una bomba severa e sincera su un’Italia che, anche se con la bocca amara, può ancora sperare ce ne sia una diversa, un’altra Italia (come cita il titolo di un’altra canzone di Incenzo di tema analogo).
Dopo Pornocrazia, il brano è il secondo estratto dal nuovo album di inediti “ZOO”, in uscita prossimamente. Incenzo è particolarmente ammirevole in questa sua battaglia da cantautore resiliente, perché la situazione della discografia e della musica italiane è desolante, invasa di cliché, copia e incolla vari, superficialità, becero machismo (fra l’altro spesso anche apprezzato, accettato e condiviso dalle più giovani) e chi più ne ha più ne metta. Una cosa che rende difficile distinguere qualche bella canzone, fatta di musica vera ed emozione.
Ciao Repubblica dice le cose che gli artisti avrebbero il dovere, almeno a volte, di ricordare alle persone, spesso distratte da vanità, frenesia ed egoismo. Scontato notare i vari pregi tecnici e stilistici, propri della scrittura dell’autore, fra cui parole nobili e rime inedite, ricercate e interessanti come: soliti/ignobili/proiettili/vulnerabili oppure polvere d’oro/ Aldo Moro.
L’Italia è un grande paese, ma è alla deriva e peggiora, ed è bello e giusto che ci siano gli artisti ad alzare la voce e dire col coraggio e l’incoscienza dei bambini che il re è nudo. E così fa Incenzo, con un testo ricco d’invettive e lucide analisi, testo che da solo basta a fare di Ciao Repubblica una canzone da ascoltare, testo che merita di riportarne almeno l’incipit (anche qui una rima notevole: padri/ladri, che lega in modo forte i due significati in un bel contrasto poetico).
Ciao Repubblica, spartita nelle mani dei soliti, ferita a morte da serpenti ignobili, che al Celio questa notte si sgombera, e per le vie la celere carica, e le parole sono proiettili, e i cuori sempre meno vulnerabili e muoiono i discorsi dei padri e su all’attico festeggiano i ladri.