Ogni mese, ogni settimana, ogni giorno escono nuove canzoni. Ma quante di queste sono realmente belle? Riusciremo a trovarne almeno una a settimana degna di potersi fregiare meritatamente di un appellativo come “bella”, se non in modo oggettivo, almeno in modo circostanziato? A prescindere d mode e fanatismi, gusti e preconcetti? Speriamo e ascoltiamo.
Cesare Cremonini è tornato sul mercato discografico con un disco auto celebrativo dei propri 20 anni di carriera, che gioca nel titolo (2020) sia con l’anno in corso che con l’anniversario. Fra i vari cd che compongono l’album – in due versioni, da 4 o 6 cd – uno contiene sei inediti, tutti molto “cremoniniani” e belli, che testimoniano uno stile, una crescita e una qualità di songwriting costante nel tempo.
Il brano di lancio dell’album, che anticipa un tour estivo negli stadi, è “Al telefono”, una canzone che se ad un primo ascolto potrebbe spiazzare anche i fan di Cesare, dal secondo ascolto in poi conquista sempre più, svelando un’abile tessitura melodica e testuale.
Una canzone che è affermazione artistica precisa, quasi controtendenza, che vuole essere punto di arrivo di una carriera, ma al tempo stesso punto di ripartenza verso progetti e musica più ambiziosi e nobili, come un novello Battisti (nelle intenzioni, probabile, nei risultati, vedremo).
Varie interessanti e gradevoli melodie s’intersecano con sapienza fino ad aprirsi in una sezione orchestrale, che rispetto all’imperante trap a qualcuno potrebbe suonare datata o classica, ma che in fondo sarebbe meglio definirla più semplicemente “bella”. Perché le canzoni sono belle o sono brutte, di qualunque genere siano.
E poi, la musica proposta da Cremonini anticipa un gusto che già ci arriva dai mercati anglosassoni e che suggeriscono un ritorno alle canzoni scritte con gli strumenti musicali, con la penna e il foglio bianco, dove l’emozione è ancora presente ed è il cardine della porta della comunicazione musicale. Come poi dovrebbe essere.
“Al telefono” è una canzone con un testo moderno, a partire dal trattamento del tema che – seppure potrebbe far pensare alla famosissima “Se telefonando”, scritta da Maurizio Costanzo e rispolverata recentemente con grande efficacia e successo da Nek – parla dello strumento telefono usato, più che per telefonare, per fotografare e memorizzare ogni fotografia, conservandola fra mille altre, che magari non rivedremo mai più, mischiandola insieme a foto di tutti i tipi, magari anche alla “pornografia” (come dice il testo), vera o simbolica che sia, in una sorta di vortice senza senso e sensibilità, quando magari c’è chi nella propria mente non perderà mai l’immagine, “la foto” di una persona amata, magari anche se di una storia finita.
“Al telefono” è una canzone ambiziosa, matura, coraggiosa, scritta e arrangiata bene, dove il Cremonini del prossimo decennio si presenta con un brano che lo rappresenta appieno, che può resistere al tempo e che anche chi non è un fan potrà apprezzare ascolto dopo ascolto. Insomma, una bella canzone.