Ogni mese, ogni settimana, ogni giorno escono nuove canzoni. Ma quante di queste sono realmente belle? Riusciremo a trovarne almeno una a settimana degna di potersi fregiare meritatamente di un appellativo come “bella”, se non in modo oggettivo, almeno in modo circostanziato? A prescindere d mode e fanatismi, gusti e preconcetti? Speriamo e ascoltiamo.
Il nuovo singolo del rapper Danti, a differenza del titolo “Canzone sbagliata” è decisamente una canzone giusta. Giusta per il momento, giusta per dire corretta nella scrittura, volutamente piena di errori (l’idea sta lì), e giusta perché così viene definita un cosa che piace, che è ok, nel mondo rap da cui proviene questo 39enne autore, produttore ed ex frontman dei Two Fingerz ( e mettiamoci pure compagno di Nina Zilli per gli amanti del gossip).
E del rap edulcorato all’indie, per arrivare al pop sfacciato, utilizza tutti i mezzi espressivi e sonori, dalla citazione di molti nomi famosi (Benito Mussolini, Beethoven, Al Pacino, Ghandi, Totò Riian, Bill Gates, Enzo Ferrari, Cristoforo Colombo), e riferimenti culturali (il terrapiattismo, il muro di Berlino, i vegani, Bruce Wayne, cioè Batman) e musicali (Il cielo in una stanza di Gino Paoli, i Nirvana, Gianni Morandi, Fabrizio De André, Jimi Hendrix, Elvis Presley, Mina, Antonello Venditti) per fare nuove rime, fino all’utilizzo sdoganato di parolacce, come il Porca puttana che apre il ritornello tormentone, che lo diventa ancora di più grazie all’arrivo della voce di Luca Carboni, perfetta per il tema trattato e il tono scanzonato e giusto, di nuovo, con cui ne indossa la melodia semplice e accattivante.
La canzone è una bella idea, simpaticamente e culturalmente provocatoria, ricchissima di personaggi e fatti citati con riferimenti sbagliati; canzone di cui lo stesso Danti – all’anagrafe Daniele Lazzarin – dice essere “piena zeppa di affermazioni strampalate, da cantare insieme, per sorridere in questo momento così delicato”.
Una canzone scritta volutamente con tante cose sbagliate per farci distrarre (attirando l’attenzione) e sorridere (allentando la tensione) in un momento storico sbagliato e sbaragliato da una quarantena che tutti percepiscono come ingiusta, in qualche modo. Altro feauturing nella canzone è quello di Shade, rapper emergente da tanto tempo, che forse meriterebbe di più, che fa la sua parte, che firma come matrice (rap) il genere alle cui radici c’è questo brano ruffiano e mainstream se vogliamo, ma bello, piacevole, scaccia pensieri. A volte, le canzoni definibili come “leggere”, oltre ad essere difficili da scrivere, hanno una loro bellezza, che ha molto peso quando vengono ascoltate in momenti di down, o anche di lockdown.
E lo spirito con cui è stata scritta Canzone giusta e lo spirito sollevato con cui lascia l’ascoltatore, ne fanno una bella canzone.