Ogni mese, ogni settimana, ogni giorno escono nuove canzoni. Ma quante di queste sono realmente belle? Riusciremo a trovarne almeno una a settimana degna di potersi fregiare.
Questa volta parliamo di una canzone che probabilmente pochissimi conoscono ma che sarebbe bello conoscessero: Efelidi di Ubertone. Ubertone è un cantautore di Rovigo, un giovane quasi quarantenne che dopo tante ricerche, studio ed incertezze ha esordito ai primi di ottobre nel mercato discografico liquido con una canzone semplice e ricercata, poetica e quotidiana, attuale e vintage, senza mode e senza tempo.
Una canzone maturata in anni di gavetta e studio, dalla Scuola di Mogol all’apertura di concerti di Pinguini Tattici Nucleari e Brunori Sas, che come lui non nasconde né tradisce una matrice culturale del proprio songwriting nel migliore De Gregori, vero maestro del cantautorato italiano. Puntini ideali di un percorso artistico che se si uniscono idealmente come le efelidi della sua canzone diventano una bella canzone. Una bella canzone che su una piacevole struttura melodica inanella interessanti rime, assonanze, metafore e idee.
La stessa idea del titolo (scrivere una canzone d’amore su un dettaglio fisico, spesso ritenuto addirittura un difetto) viene trattata in modo ironico e al tempo stesso romantico già nei versi di apertura: Chi ti ha fatto le efelidi, che poi son lentiggini, però dire efelidi è un po’ più poetico. E poi continua, con un romanticismo d’altri tempi, delicato arricchito di giochi di senso e di parole moderne: Chi te le ha fatte sapeva benissimo che un uomo ci avrebbe passato la vita cercando di unire i puntini di quell’incredibile pista cifrata, che cifre però non ne ha. Dopo momenti Ubertone tocca con consapevolezza artistica momenti e corde che sanno di poesia, anche se in una canzone: Ed erano tante che non ti ci stavano in faccia, perciò te ne ha fatte cadere un po’ sulle braccia.
Poesia che si amplifica con trasparente autoironia nel ritornello, che vale la pena riportare per intero: E quindi se canto per te ti prego non prendermi in giro. Le note che faccio le ho lette sul braccio con cui tu reggevi il violino. E quindi se scrivo di te, ti prego, non prendermi in giro. Ho unito le efelidi, nei giorni gelidi (complimenti per la rima!) e poi l’ho chiamato destino.
Efelidi di Ubertone è un esordio notevole, che secondo noi merita chance, ascolto e incoraggiamento. Come le rare belle canzoni che si affacciano ogni giorno al mercato italiano in gran quantità, ma troppo spesso in gran poca qualità o stancante ripetitività.