La Bellacanzone della settimana è ”Harakiri” di Samuele Bersani

Ogni mese, ogni settimana, ogni giorno escono nuove canzoni. Ma quante di queste sono realmente belle? Riusciremo a trovarne almeno una a settimana degna di potersi fregiare.

Questa settimana parliamo di un ritorno atteso sulla scena discografica italiana di qualità, quello di Samuele Bersani, che torna dopo sette anni dall’ultimo album di studio – a parte l’inedito La fortuna che abbiamo – con l’album “Cinema Samuele” e il primo singolo estratto dallo stesso, Harakiri. Ed è di questa bella canzone che vogliamo parlare, perché si tratta di una “lucciola in mezzo a un black out”, tanto per iniziare a citare frasi del ricchissimo testo di questo brano.

Il cantautore riminese ci regala un nuovo acquarello poetico, come nella sua cifra stilistica, che va al di là di mode e correnti mainstream per dare aria e luce ad una creatività libera, che è la strada migliore per arrivare ad un risultato di bellezza. E bellezza ne troviamo in questa canzone, che se ne frega e va per la sua idea, con il suo originale narrativo procedere, senza cedere, concedere o retrocedere, in cerca di cose già dette o fatte con successo.

La canzone parla di un uomo in crisi sentimentale, nel momento in cui capisce che può/potrebbe uscirne. L’incipit è già tanta roba: Stava facendosi harakiri chiuso in un cinema porno francese: svela subito il titolo, orientaleggiante, riportandolo però subito in Europa con quel riferimento “oltralpino” e mostrando l’inutile fuga del cuore (maschile) ferito nella pornografia, seppure – forse – velata di improbabile romanticismo (francese). Una canzone racconto filmico, quasi flusso di coscienza.

Non a caso nella prima strofa parla di cinema, trama, dialoghi. Una canzone con un ritornello melodicamente non canonico, ma più un’apertura a soluzioni che si cerca di trovare. Un ritornello che parla di quelle canzoni d’amore (Canzoni d’amore altamente nocive per un cuore già troppo pulsante) che fanno male a chi le ascolta se il suo cuore è ferito e ancora non è guarito, quelle canzoni che molti ascoltano un po’ masochisticamente quando finisce una storia. Da qui, l’harakiri.

Però, il nostro protagonista ne esce (o non entra proprio), perché subito dopo sembra dirci che non lo fa, o non lo fa più; infatti conosce queste canzoni d’amore, ma Sapendo che in giro non c’era un dottore non stava mai lì ad ascoltarle. E ricomincia ad avere autostima, fondamentale per uscire dai dolori d’amore, dalla fine di una storia: Davanti a uno specchio di carta argentata pensò: “guarda che fisico”, potrei dire di aver fatto lo stuntman.

Moltissime le immagini notevoli, come ad esempio Sognò di avere un’aragosta ancora viva dentro ad una busta oppure bestemmie di marmo, o ancora il cielo di colpo si aprì a serramanico, tipiche della scrittura di Bersani, sempre di alta qualità, ricercatezza ed efficacia evocativa. Una vera bella canzone, che fa sperare ci sia ancora voglia e spazio per canzoni scritte così. Bentornato Samuele.