Ogni mese, ogni settimana, ogni giorno escono nuove canzoni. Ma quante di queste sono realmente belle? Riusciremo a trovarne almeno una a settimana degna di potersi fregiare meritatamente di un appellativo come “bella”, se non in modo oggettivo, almeno in modo circostanziato? A prescindere d mode e fanatismi, gusti e preconcetti? Speriamo e ascoltiamo.
Fabrizio Moro esce sul mercato con una nuova versione di una sua bella canzone del 2009, che bella era e bella resta: Il senso di ogni cosa. Riarrangiata e riprodotta per l’occasione, si tratta di una canzone scritta in occasione della sua prima paternità, gesto tradizionale ed augurale comune a molti cantautori, da Baglioni e la sua “Avrai” a Fedez con la sua “Prima di ogni cosa” passando per Jovanotti e la sua “Per te”.
Con questa riedition, Moro anticipa l’uscita di un nuovo album che, a differenza del previsto album di inediti (al quale non potrebbe seguire un tour a causa della pandemia), sarà una raccolta delle sue più belle canzoni d’amore; una cosa che il cantautore aveva in mente da tempo, e che l’occasione di apatia e clausura forzate ha concretizzato. A proposito di canzoni da rispolverare, Moro stesso dice che Il senso di ogni cosa è una di quelle a cui vuole più bene, e che essendo una canzone sconosciuta al grande pubblico voleva ridarle vita.
Ed in questa quarantena Moro ha dato vita alla sceneggiatura di un film e ad un videoclip girato con la complicità dei fan che gli hanno fornito piccole riprese da poter montare; come molti artisti, del resto, hanno fatto in questi mesi.
La canzone ha una scrittura chiara e lineare, con il linguaggio diretto e vero a cui ci ha abituato negli anni Fabrizio Moro, con una narrativa sincera sulla scia di Vasco Rossi e scia a sua volta per l’ultimo arrivato – in tutti i sensi – al grande successo dei cantautori romani: Ultimo, appunto.
Un inno all’amore, senza troppa retorica, ma con la confessione delle proprie fragilità di uomo e la propria visione del senso della vita, che è poi l’amore che fa nascere un figlio, sia in senso genitoriale sia nel senso che fa nascere amore nuovo nelle madri e soprattutto nei padri, dando loro una dimensione autentica della vita e la giusta visione della prospettiva del futuro e del vero senso delle cose.
Come recita il ritornello della canzone di Moro, appunto: E questa canzone che gira e rigira la dedico a te, il mio unico amore, il senso di ogni cosa che c’è. Ovviamente ognuno può poi vedere in questo amore il suo partner, un genitore, un animale o addirittura una propria passione. Come ci dice il cantautore romano con voce sempre più espressiva, possiamo fare a meno di mille cose (posso fare a meno dei milioni… posso fare a meno di un motore… posso fare a meno di sapere… posso fare ameno del silenzio… posso fare a meno di un partito…), ma non possiamo fare a meno dell’amore. E, aggiungiamo, di belle canzoni come questa Il senso di ogni cosa.