Ogni mese, ogni settimana, ogni giorno escono nuove canzoni. Ma quante di queste sono realmente belle? Riusciremo a trovarne almeno una a settimana degna di potersi fregiare meritatamente di un appellativo come “bella”, se non in modo oggettivo, almeno in modo circostanziato? A prescindere d mode e fanatismi, gusti e preconcetti? Speriamo e ascoltiamo.
Fabio Concato torna a sorpresa con una canzone in dialetto milanese (in parte) ispirata da un amico e dedicata alla figura dell’umarell (letteralmente: omino, ometto), del classico pensionato che guarda i lavori nei cantieri. Metafora d’innocua curiosità, attesa della fine di qualcosa in atto (di cui siamo solo spettatori) e solitudine, di fragilità ed esperienza inutilizzata, è una figura tenera, come noi in quarantena, che aspettiamo alla finestra del cantiere della vita normale che finisca questo periodo sospeso.
Concato pubblica, solo sui social (almeno per ora si può ascoltare e vedere gratuitamente sul profilo Facebook, Instagram, e sul canale YouTube del cantautore lombardo), una canzone delicata e ironicamente amara come è nel suo stile, scegliendo il suo dialetto, il milanese, per raccontarci un sentimento in modo ancora più intimo, più personale. Apre poi anche all’italiano, per riuscire ancora una volta a commuovere, come già fece in passato parlando dei bambini vittime di violenza domestica nella molto toccante 051/222525, che scrisse nel 1988 per raccogliere fondi in favore di Telefono Azzurro.
Ma stavolta non si parla di bambini, bensì di anziani, comunque entrambi indifesi di fronte ad una vita che “s’incattivisce” contro di loro, approfittando della loro debolezza fisica e della loro difficoltà a reagire a qualcosa più grande di loro, e a non comprendere circostanze che vorrebbero ma non possono controllare. L’umarell – titolo dal suono molto musicale, fra l’altro – è la canzone che il cantautore di Domenica bestiale ha voluto dedicare alla sua terra e agli italiani come un fiore di maggio (non a caso titolo di un suo successo), prendendo spunto, col punto di vista originale che gli appartiene, da una figura che, come dice lo stesso Concato, “si è evoluta al punto tale da trovare in commercio la sua miniatura da alcuni anni, nella classica postura da osservatore privilegiato”.
Una canzone sincera e “casalinga”, dove si sente rivivere anche lo spirito di un cantautore, predecessore milanese di Concato, affine per stile ironico e velato di tristezza, ma con un pizzico in più di follia: Enzo Jannacci. Un grande artista intorno a cui Fabio Concato sta costruendo un progetto musicale per rendergli omaggio in jazz.
Sto pensando che ci cambierà la vita, e magari sarà meglio di così. Starà meglio questo povero pianeta: a me pare che sia scoppiato, non ce la fa più. E non ce l’hanno fatta tutte le persone: sono andate via in silenzio come te, senza un bacio, una carezza, una ragione, senza un “sono qui e ti voglio bene. Anche se non volessimo considerare la raffinata esposizione musicale del brano, probabilmente basterebbero questi versi de L’umarell a farne una bella canzone.