Ogni mese, ogni settimana, ogni giorno escono nuove canzoni. Ma quante di queste sono realmente belle? Riusciremo a trovarne almeno una a settimana degna di potersi fregiare.
In un periodo storico, nonché estivo avanzato, in cui le belle canzoni scarseggiano o non vengono pubblicate per ragioni di mercato, viene in soccorso di questa rubrica un’iniziativa nata dall’unione di tutti i maggiori network ed emittenti radiofonici italiani: I love my radio. Un’iniziativa che prevede la realizzazione da parte di grandi artisti di cover di 45 grandi successi degli ultimi 45 anni.
Un’occasione per poter riascoltare o far conoscere ai più giovani delle canzoni veramente belle, canzoni che hanno lasciato un segno grazie alla loro qualità, ma anche e spesso per le interpretazioni magistrali o quantomeno memorabili degli esecutori originali. È il caso di “Perdere l’amore”, riproposta da Tiziano Ferro in coppia con l’esecutore originale del brano, Massimo Ranieri.
Quest’ultimo, nel 1988 intuì che questa canzone, già presentata con esito negativo al Festival di Sanremo dell’anno precedente da Gianni Nazzaro, poteva nelle sue mani (anzi, nella sua voce) diventare un passaporto per rilanciarlo nel firmamento discografico. E così fu.
Con Perdere l’amore, Ranieri stravinse meritatamente il Festival con fantastiche performance (verifica su youtube, in particolar modo con quella della prima sera, dove il colore rosso del volto di Ranieri e la vena gonfia sulla fronte nel momento clou dell’esibizione sono ormai dei cult e degli esempi di “incarnazione” della canzone propria dei grandi artisti), e rinverdì una carriera che fino ad oggi non è mai più appassita. Il brano, scritto dai sottovalutati Marrocchi e Artegiani (a nostro avviso, soprattutto il secondo), parla della fine di un amore (come s’intuisce già dal titolo), di un amore maturo (Perdere l’amore, quando si fa sera, quando tra i capelli un po’ d’argento li colora), dove il protagonista grida il proprio dolore inconsolabile, fino ad auspicare un cambiamento del corso delle cose, addirittura “spezzando le ali del destino”.
Una canzone che sembra fatta su misura per le capacità teatrali di Ranieri e la sua potenza vocale ed espressiva al tempo stesso. Una canzone che parte da una calma apparente nelle strofe per poi diventar e tempesta ormonale e passionale nei ritornelli. Una curiosità è rappresentata dal fatto che fra i “responsabili” di questo successo ci sono due elementi della band Elio e le storie tese: Rocco Tanica agli arrangiamenti e Feiez al mitico assolo di sassofono del brano. Una bella canzone senza possibilità di smentita, che un’interpretazione perfetta come quella di Massimo Ranieri ha reso un capolavoro eterno, che neanche una opinabile coverizzazione come quella fatta con Ferro può offuscare.