Ogni mese, ogni settimana, ogni giorno escono nuove canzoni. Ma quante di queste sono realmente belle? Riusciremo a trovarne almeno una a settimana degna di potersi fregiare.
In attesa di tante nuove belle canzoni grazie al Festival di Sanremo (sarà così?), torniamo a parlare di Claudio Baglioni e del suo ultimo lavoro In questa storia che è la mia, uscito due mesi or sono dopo sette anni dall’ultimo album di inediti, e dal quale sono già stati estratti quattro singoli.
Una canzone che meriterebbe di esserlo è Uno e due, canzone d’amore tutta giocata sull’accostamento di opposti, contrari, alti e bassi, buono e cattivo, male e cura, a cominciare dallo stesso titolo, Uno e due, che individua i due protagonisti della storia d’amore come inevitabilmente diversi fra loro ma anche uno conseguenza dell’altro, inseparabili da qualsiasi destino. Come succede nei grandi amori romantici di cui ha da sempre cantato Baglioni, con maestria insuperata e caratteristica della sua poetica amorosa.
Fedele a sé stesso ma anche rinnovato, il grande cantautore romano ci propone una canzone decisamente scritta bene (oseremmo dire perfetta), sia musicalmente che testualmente, con belle melodie in tutte le parti della canzone (anche con piccole sorprese alla fine dei ritornelli). Una vera prova di letteratura pop, dove l’autore ha lavorato di cesello in rime (mi sei da subito piaciuta,
quasi già ti avessi conosciuta), metafore e chiasmi (Io non so se ci sarai per sempre, ma è da sempre che tu ci sei stata).
Tutte tecniche usate alla perfezione e senza concedere nulla al caso, cercando – e trovando – l’originalità (anche nello sfruttatissimo campo che Baglioni stesso definisce in un altro brano come “romanticume”).
E il buon frutto di questo lavoro certosino dell’auore lo troviamo chiaramente espresso nella sequenza di “uno e due” che è godibile nel ritornello, degno di essere citato per intero: Noi due, che siamo come fiume e sponda, collina e bruma, scoglio e onda, battigia e schiuma, vena e cuore, parete e ghiaccio, frutto e fiore, bacio e abbraccio. Noi, che siamo come tuono e lampo, ferita e unguento, brina e campo, bandiera e vento, pozzo e luna, terreno e grano, palme e duna. Ciliegina sulla torta, nello special, troviamo anche una velatamente erotica accoppiata di “poppa e marinaio”, che in un amore non guasta di certo.
Coraggioso, adulto, artista popolare e di spessore al tempo stesso, Baglioni andrebbe ringraziato per aver usato in una canzone parole come battigia, bruma o unguento, parole di un italiano sempre più malato di forestierismi e gergalismi che, per carità, sono del linguaggio moderno, ma non hanno la bellezza e la capacità evocativa della nostra bella lingua. Bella lingua che troviamo amata e condivisa in questa ennesima bella canzone di Claudio Baglioni.