Ogni mese, ogni settimana, ogni giorno escono nuove canzoni. Ma quante di queste sono realmente belle? Riusciremo a trovarne almeno una a settimana degna di potersi fregiare meritatamente di un appellativo come “bella”, se non in modo oggettivo, almeno in modo circostanziato? A prescindere d mode e fanatismi, gusti e preconcetti? Speriamo e ascoltiamo.
Franco Battiato è uno dei più grandi ed originali cantautori italiani e in questi giorni festeggia le 75 primavere. Vogliamo rendergli omaggio e dirgli grazie per averci donato un capolavoro di canzone: La cura. È una canzone del passato, ma riteniamo sensato parlarne oggi, perché decisamente attuale, in questa settimana in cui avremmo sempre più bisogno di una cura, magari superiore, divina.
È di questo, in fondo, che parla il brano di Battiato, che canta su una struttura inconsueta, anomala, con una melodia quasi parlata, un illuminato testo di Manlio Sgalambro, filosofo e collaboratore dell’artista catanese (di Ionia, per la precisione). Parole di grande amore, consolatorio e protettivo, in un’elencazione di intenzioni e certezze sul futuro: Ti proteggerò, ti solleverò, supererò, ti porterò, tesserò, ti salverò. Con un futuro intermedio sulla paura più grande dopo la morte, che dice “guarirai da tutte le malattie” ed un futuro che riassume come il titolo il sentimento che vuole esprimere la voce parlante (di Dio?): “io avrò cura di te”. Ma da cosa ci dice che proteggerà Battiato, con voce senza tempo votata al per sempre? Da cose precise, ben pensate e pesate da Sgalambro: dalle paure delle ipocondrie, dai turbamenti, dalle ingiustizie, dagli inganni e dai fallimenti umani. Una promessa impegnativa.
E poi ci solleverà “dai dolori e dai tuoi sbalzi d’umore, dalle ossessioni delle tue manie”. Soprattutto, non ci farà invecchiare! (Supererò le correnti gravitazionali, lo spazio e la luce per non farti invecchiare). Nella canzone c’è poi una netta divagazione, in gergo uno special, uno scarto di lato, un salto all’indietro nel tempo, come fanno i sogni e gli esseri che non hanno limiti di spazio-tempo: Vagavo per i campi del Tennessee (come vi ero arrivato, chissà). Non hai fiori bianchi per me? Più veloci di aquile i miei sogni attraversano il mare. Ma poi si ritorna nelle rassicurazioni sul futuro, e con un interessante “soprattutto”, che sottolinea la grande importanza dei doni: Ti porterò soprattutto il silenzio e la pazienza.
Due caratteristiche sempre meno ricordate e coltivate dall’essere umano moderno, con cui invece in questi giorni deve forzatamente fare i conti. Anche per questo molti escono sui balconi a cantare: non hanno pazienza, viziati da un eccessivo “tutto e subito” e non sopportano il silenzio dei giorni reclusi in quattro mura, che li costringe a riflettere su sé stessi e i rapporti col mondo. La cura, almeno per un po’, può essere l’ascolto di una bella canzone, come questa firmata da Franco Battiato.