Ogni mese, ogni settimana, ogni giorno escono nuove canzoni. Ma quante di queste sono realmente belle? Riusciremo a trovarne almeno una a settimana degna di potersi fregiare meritatamente di un appellativo come “bella”, se non in modo oggettivo, almeno in modo circostanziato? A prescindere d mode e fanatismi, gusti e preconcetti? Speriamo e ascoltiamo.
Brunori Sas è tornato di recente con il suo nuovo album Cip!, che contiene talmente tante belle canzoni che possiamo definirlo sen’altro un bell’album. E di questi tempi di canzonette mordi e fuggi e progetti discografici imbottiti di canzoni qualunque non è cosa da poco. Fra le canzoni contenute nel cd (per chi ancora usa il cd) vogliamo parlare della traccia 9: Per due che come noi.
Si tratta di una canzone d’amore, argomento principe del pop, croce e delizia di autori e ascoltatori, trattato e bistrattato, ma inevitabile nelle canzoni, che in fondo nascono per cantare d’amore. Perché “cantare è d’amore” come cantava Amedeo Minghi con parole di Pasquale Panella svariati anni fa.
Ma tornando a Brunori, il cantautore riesce a parlarne in un modo e con un linguaggio attuali, amari nella loro sincerità, andando dritto al sodo della quotidianità, della vita, quella che riguarda tutti. E lo fa frase dopo frase, in modo così vero da diventare poesia. Da “dormire di schiena per poi farsi abbracciare” a “chi ha detto che serve una canzone per parlare d’amore”, giocando qui proprio col fatto che lo dice all’interno, appunto, di una canzone d’amore.
E passa da un tema di piano che ritorna con efficacia e intenzioni del miglior De Gregori (di cui il nostro è sicuramente un fan ma anche un allievo che può superare il maestro) Riesce anche a fare della filosofia (citando anche volutamente Jung e Freud) pratica, ma non spicciola e mai banale: da “non confondere l’amore e l’innamoramento che oramai non è più tempo” a “chi l’ha detto ch’è peggio un culo di un cuore?”
E lo fa parlando di un amore maturo, o comunque che dura da tempo ed ha la possibilità e la voglia di una progettualità. Lo dice nella frase “vuoi fare un bambino” ma soprattutto nella frase che contiene il titolo: “per due che come noi non si son persi mai”.
“Per due che come noi” è una canzone in cui il rosso sul petto dell’uccellino della copertina dell’album è senz’altro un cuore innamorato, quello che dice – finalmente e nel punto giusto, all’apice – “ti amo”. Un Cip! che è canto e suono, comunicazione vitale e musica, magari anche un piccolo rilancio in alto, come a poker, un puntare (sulla qualità) che è la vera sfida che la canzone di oggi deve saper affrontare. E Brunori lo fa alla grande, con quella che – semplicemente, come un pettirosso che cinguetta (ma che non è un tweet) – è una bella canzone.