La Bellacanzone della settimana: “Una brava persona” di Biagio Antonacci

Ogni mese, ogni settimana, ogni giorno escono nuove canzoni. Ma quante di queste sono realmente belle? Riusciremo a trovarne almeno una a settimana degna di potersi fregiare meritatamente di un appellativo come “bella”, se non in modo oggettivo, almeno in modo circostanziato? A prescindere d mode e fanatismi, gusti e preconcetti? Speriamo e ascoltiamo.

Il Biagio nazionale è tornato nelle classifiche con la sua nuova fatica discografica dal titolo “Chiaramente visibili dallo spazio”. Un album con 12 tracce molto acustiche, che rispettano pienamente il mondo che Antonacci si è costruito nei decenni, che lo contraddistinguono per uno stile, che nel bene e nel male, lo fa ancora amare dal suo pubblico.

Fra le canzoni, tutte ben fatte, anche se con pochi piccoli picchi d’ispirazione e una ferma coerenza con le tematiche, nonché il modo con cui Biagio si è sempre espresso – da “L’amore muore” a “beata te” – troviamo con piacere una piccola chicca. Non un capolavoro ma, come spesso accade, in fondo al cd (fisico o liquido che sia) c’è una “piccola” canzone, a nostro avviso con una sua bellezza che va considerata.

Il brano in questione si chiama “Una brava persona” e parla proprio di quello che si dovrebbe fare o di come essere per iniziare ad esserlo, quindi con l’augurio/invito implicito ad essere una brava persona. Una ballata su un argomento più che mai in questo momento contro corrente, una canzone che elogia le brave persone e ne mostra il valore, in un momento storico musicale dove l’incitazione alla violenza, anche verbale, anche nelle canzoni, è fatto quotidiano.

Un piccolo salvagente emotivo e morale in un mare di decadenza indotta dalla cultura che fomenta sempre più una cultura bassa, viscerale, legata solo a soldi e successo. Biagio ci ricorda il senso di essere una brava persona, magari solo come punto di partenza per diventare un essere umano migliore, magari per rispettare una vocazione nobile, un’aspirazione divina, senza lasciarsi andare soltanto a istinti e ad una natura che seppure animale, dovrebbe badare a coltivare la sua prima parte, l’anima (anima-le).

La canzone è scritta su una melodia lineare ed efficace nel sostenere coerentemente un testo semplice, diretto e preciso, che dice cose che possono sembrare banali ma non lo sono. Verità dette così, come si direbbero ad un amico, e ad un amico sembra Biagio si stia rapportando mentre canta. Un amico probabilmente coetaneo, visto che parla dei figli, oltre che di fratelli.

Dedicata agli uomini comuni, che fanno fatica ad arrivare a fine mese nonostante il tanto lavoro. Un inno alla bellezza delle vite normali, quando ci sono sogni e amore. Un amore per cui magari è importante riuscire a trovare almeno il tempo di una meritata passeggiata al mare. Una visione romantica della vita? Forse. Ma il ritratto che fa Antonacci è quello di tanti, e in tanti ci si potranno riconoscere, con una punta di emozione e di commozione. Perché Antonacci più parla in modo sincero e più scrive belle canzoni. Come questa.