Il nuovo album di Fedez non ha più lo sprint e la freschezza dei precedenti lavori, omologandosi in un mediocre “con quello che va di moda adesso”. Più interessanti dei suoi nuovi brani sono le sue stories con Leone.
Partiamo da una premessa, per evitare una valanga di insulti dai fan più sfegatati (e volendo dallo stesso Fedez che spesso ce l’ha con la stampa) parlo da, non dico fan, ma da chi ha consumato l’ultimo album di Fedez, uscito ormai 5 anni fa, “Pophoolista” e che l’ha visto anche live al Palalottomatica: quest’album (Paranoia Airlines) è un grande NO.
Nel titolo troviamo già riassunto tutto il lavoro, NOIA: i sedici brani che compongono la tracklist sono di una mediocrità incredibile, che nemmeno allo Zecchino D’oro; super effettati, tanto che è difficile spesso capire proprio il testo di quello che viene detto; e c’è un continuo strizzare l’occhio alla trap, il genere che ormai va più di moda, ma che non è il genere di Federico Lucia. La domanda quindi sorge spontanea, era necessario?
La mia risposta era no, ma evidentemente dopo tanti anni dall’ultimo lavoro discografico (non conto infatti la collaborazione con J-Ax) la paura di “floppare” può aver spinto Fedez e il suo team ad “andare sul sicuro” sfruttando il genere che va alla grande ora, senza contare però che questo snaturava la sua natura, quello per cui è diventato famoso.
Mancano la freschezza, i sagaci giochi di parole e il mix tra pop e rap che hanno fatto la sua fortuna in passato. Qui è tutto cupo e con testi da quindicenne cresciuto a Moccia e Baci Perugina. Fedez, in conferenza stampa, ha detto che questo è il suo album più intimo ma mi sembra che invece si allontani molto da quello che ci ha mostrato fino ad oggi.
Diciamo che l’andazzo si poteva intuire dai tre singoli estratti in attesa dell’uscita il 25 gennaio 2019 dell’album: “Prima di ogni cosa” è il brano dedicato al figlio, che però è risultato senza cuore e mordente, ma più un’operazione commerciale legata anche allo spot del nuovo Samsung Galaxy, mentre a confronto l’ex collega J-Ax, che poco prima aveva pubblicato “Tutto sua madre” dedicato a suo figlio, emoziona fino alle lacrime.
È seguito “Che c***o ridi” in featuring con Trippie Redd & Tedua, buzz single, che conteneva il sample di “Adam’s song” dei Blink 182 e sbloccato (a fatica) con il pre-save su Spotify e iTunes per debuttare alla #1 dei singoli più venduti e scomparire alla velocità della luce dalla Top100. Infine il secondo singolo internazionale con Zara Larsson “Holding out for you”, uscito l’11 gennaio ma che dopo due settimane è già fuori dalle classifiche di vendita.
Sono appena sufficienti “Kim & Kanye” in collaborazione con Emis Killa e “Buongiornissimo” dove si ritrova il vecchio Fedez con le sue critiche scanzonate ma precise ed in parte la collaborazione con LP sulla melodica “Cosa senza spine”. Per il resto sembra di sentire un unico brano ripetuto per tutta la tracklist; nemmeno il featuring con Annalisa riesce a dare qualcosa di forte che invece al limite della censura, citando lo stesso brano, lo dà “TVTB” in collaborazione con la Dark Polo Gang (non a caso).
Quello che traspare da questo nuovo lavoro è proprio la mancanza di idee, accontentandosi della mediocrità attuale, per cercare di vendere di più, dato che sì, come prevedibile, l’album ha già debuttato alla numero uno, ma quanto resisterà? Ormai Fedez è diventato ancora più social (dopo essersi sposato con la regina delle influencer) e forse questo suo dedicarsi anima e corpo alle stories di instagram, realizzate benissimo e tra l’altro più interessanti delle sue ultime fatiche musicali, soprattutto quelle con il meraviglioso Leone, gli hanno fatto perdere quello smalto che aveva fino a poco tempo fa oppure, realmente, è “diventato vecchio”, superato dalle nuove ondate “fresche” di trap? A voi il responso.