Lucido, cinico, poetico e cangiante, Fulminacci arriva con il suo disco d’esordio "La vita veramente" (Maciste Dischi/Artist First). Questa la tracklist del disco: Davanti A Te; La Vita Veramente; Tommaso; Borghese In Borghese; Resistenza; I Nostri Corpi; Al Giusto Momento; La Soglia Dell'Attenzione; Una Sera. Ecco la recensione del suo concerto a Roma.
Nonostante ci tenga a sottolineare che “Fulminacci è Fulminacci” – Filippo Utinacci – questo il vero nome, è un cantautore esordiente nato a Roma nel 1997 nelle cui note si sentono fortemente gli echi di Calcutta, Jovanotti, Zero Assoluto, Daniele Silvestri e Carl Brave.
Ha dato inizio al suo tour martedì 16 aprile a Roma (a Largo Venue) dove si è esibito di fronte ad un numero modesto di spettatori, cantando circa 10 suoi brani con la band, una cover “Stavo pensando a te” di Fabri Fibra e 2 inediti chitarra e voce (si intitolano “San Giovanni” e “Ladispoli”).
Nonostante una presenza scenica debole, sintomo probabilmente della giovane età del cantautore romano, lo stile che lo identifica si dirige verso un’unica direzione: quella dell’indie italiano. Erano presenti infatti sia Motta che Gazzelle, parte di un pubblico non troppo variegato che si identifica nelle parole che canta Fulminacci, con semplicità ed autenticità ci fa entrare nel suo mondo, con il piede che batte il tempo contro il pavimento ed un sound sempre più affermato ai giorni d’oggi, soprattutto in ambiente romano.
Come attestano i dati di Spotify è “Borghese In Borghese” ad essere il brano più apprezzato dal pubblico (circa 180mila ascolti), eppure nel bis di fine concerto Fulminacci canta “La Vita Veramente”, il ritornello è un vero tormentone, impossibile non tornare a casa canticchiandolo. Il rapporto con il suo pubblico sembra chiaro fin dall’inizio, c’è aria di spensieratezza tra i ragazzi che bevono una birra ballando sulla musica di Fulminacci, che tra una canzone e l’altra ringrazia chi ha reso possibile che il suo sogno si avverasse.
Non è di tante parole il ragazzo ed il “mortacci vostra” con cui simpaticamente saluta gli spettatori ad inizio concerto ci fa capire lo spirito della serata; sembra quasi una grande curva di tifosi in delirio per il proprio beniamino. Sul finale infatti più volte si innalza il coro “Se non canti l’ultima noi non ce ne andiamo” e Fulminacci accontenta il suo pubblico, perché gli è grato e sa che probabilmente, se seminerà bene, quello sarà solo il primo di una lunga serie di concerti.
Il pericolo di essere uno dei tanti c’è sempre, soprattutto considerando il fatto che ormai (con i talent show per esempio) non solo sia sempre più difficile essere originali ma l’esordio di un cantautore è sempre più precoce. Non ci resta che attendere la prossima data del Tour e poi chissà.. un nuovo album?
PH. Sara Pellegrino