Dai concerti nei locali al palco del Festival di Sanremo 2020, chi è M¥SS KETA la rapper milanese mascherata?
Rispondere alla domanda chi è MYSS KETA, scritto anche M¥SS KETA, non è affatto semplice. La cantante e rapper italiana è una delle star femminili del mondo rap italiano, ma in pochi conoscono la cantante dall’identità segreta (il cui volto è sempre nascosto da un velo e un paio di occhiali scuri).
Occhiali da sole scuri e un velo a coprire la parte inferiore del suo volto come una maschera: questo il look adottato, e riadattato a seconda dell’occasione, da MYSS KETA. Il motivo è semplice, porre maggiore attenzione non sull’aspetto fisico, centrale nella società contemporanea secondo la cantante, ma sulla sostanza.
Il genere spazia tra il rap e la trap con un pizzico di punk e sonorità degne della miglior musica elettronica: i suoi testi, che spesso fanno discutere, si concentrano sulla movida milanese tra droga, sesso, vip e ironiche rime al vetriolo.
Il personaggio di MYSS KETA nasce ad agosto 2013 da un’idea del collettivo Motel Forlanini, interessato a cogliere lo Zeitgeist della cultura underground di Milano. Figure chiave del progetto sono il producer Stefano Riva, il regista Simone Rovellini e il grafico Dario Pigato.
Il primo singolo esce nello stesso anno, con il titolo Milano, sushi & coca, citazione all’album Sushi & Coca dei Marta sui Tubi, insieme ad un videoclip su Youtube, che ottiene un successo mediatico insieme a molte critiche per il contenuto provocatorio del brano.
Nel 2015 MYSS KETA torna con maggiore convinzione e nel video di Burqa di Gucci, presenta per la prima volta il travestimento che diverrà poi un suo tratto distintivo. Il 2018, però, è l’anno della svolta : viene pubblicato dalla Universal Records il suo primo album, Una vita in Capslock. Il disco simula una discesa agli inferi tra problematiche sociali e demoni interiori, per poi giungere alla catarsi delle ultime due tracce. Il 4 dicembre dello stesso anno esce l’autobiografia Una donna che conta, che racconta la vita fittizia del personaggio MYSS KETA.
A marzo 2019, invece, viene pubblicato il secondo album, Paprika, di genere più vicino alla trap, che vede una serie di collaborazioni con artisti del panorama pop italiano, tra cui Gué Pequeno, Wayne Santana della Dark Polo Gang, Elodie, Gabry Ponte e Mahmood.
Sempre nel 2019, a quattro anni di distanza, esce una nuova versione del brano Le ragazze di Porta Venezia – The Manifesto, dedicata al quartiere milanese di Porta Venezia, dove convivono liberamente le culture e le generazioni più diverse.
Il primo videoclip, girato rigorosamente a Milano, è una parodia delle sigle di serie TV d’azione anni ’80 e ’90, in particolare di quella dei Power Rangers, e vede protagonista l’artista insieme a un gruppo di ragazze vestite in modo eccentrico.
Il videoclip della nuova versione invece, contenuta nell’album Paprika, e che vede la partecipazione delle cantanti Elodie, Joan Thiele, e Priestess, con la regia di Simone Rovellini, segue la falsariga del primo videoclip riproponendo gli stessi luoghi ma adattandosi a presentare, insieme alla cantante e le prime “ragazze”, tutte le altre artiste che hanno collaborato alla riedizione della canzone. Sono presenti tra le altre anche Victoria Cabello, Cristina Bugatty, Paola Iezzi, Noemi e un folto gruppo di youtuber e personalità del mondo LGBT.
Il 2020 per MYSS KETA è all’insegna del successo, iniziato come protagonista insieme ai colleghi Coma Cose e Lo stato sociale del concertone di fine anno a Milano in Piazza Duomo, sarà insieme a Nicola Savino la presentatrice del Dopo Festival, da quest’anno chiamato L’altro Festival, in onda su Rai Play ed inoltre salirà sul Palco dell’Ariston insieme a Elettra Lamborghini nella serata di giovedì, quella dedicata ai duetti e alle canzone che hanno fatto la storia del Festival della canzone italiana.
MYSS KETA è un personaggio che cerca di ribadire l’idea che “assenza è presenza”, rifacendosi ad altri cantanti e artisti del genere che amano nascondere il proprio volto e la propria identità, una lista lunga che va dai Daft Punk a Bansky. Lei stessa si definisce:
Io sono sempre stata legata al mondo clubbing, gay, queer e il progetto di MYSS KETA, nato in una notte d’agosto, mi ha dato modo di riflettere sui valori sottesi a questo universo. Senza addentrarmi in definizioni strane, posso dire che la cultura del clubbing spinge ogni individuo ad abbracciare se stesso. Implica una liberazione dalle gabbie della quotidianità che è sempre stata parte del progetto KETA.