Durante la nostra intervista a Paolo Ruffini, il comico e regista toscano ci ha raccontato qualcosa di più su "Up&Down - Un film normale", il docu-film diretto da Ruffini insieme a Francesco Pacini.
Cinque attori affetti da Sindrome di Down e da Sindrome dello Spettro autistico raccontano una avvincente avventura professionale che li ha coinvolti in compagnia di volti noti del mondo del cinema. “Up&Down – Un film normale” con Paolo Ruffini vi aspetta sabato 4 luglio all’Arena Adriano Studios di Roma.
Lo spettacolo teatrale era stato già trasmesso circa due anni fa su Italia 1, con la registrazione di una sua replica al Teatro Verdi di Firenze in una co-produzione tra “Colorado” e “Non c’è Problema”. Il progetto, prima dello spettacolo teatrale e poi del film, nasce a seguito dall’incontro tra la Compagnia Teatrale livornese Mayor Von Frinzius, diretta da Lamberto Giannini, docente filosofia e pedagogista e Paolo Ruffini, che abbiamo intervistato per l’occasione.
Un film “normale”, cosa vuol dire per te “normalità”? Non credi che sia un concetto un po’ anacronistico?
No, anzi è un concetto urgente. Vedo sempre più persone che dicono quello che è normale e quello che non lo è. Analizzando la situazione di oggi mi sembrerebbe normale pensare che la nostra vita è fantastica, che siamo tutti insieme a cantare sul balcone invece non credo che quella sia la normalità. Credo che la normalità sia anche il dolore, che però non viene esposto. La nostra indagine va in un’altra direzione: è proprio la normalità che prevede la diversità. su valori banali come la normalità, l’amore, il sociale, l’accoglienza, la leggerezza.
Il Prof. Giannini ha dichiarato: “A volte questi ragazzi non fanno delle cose perché nessuno gliele ha mai chieste”, concordi?
Assolutamente sì. A volte mi chiedono “Perché questo progetto lo hai fatto tu e non qualcun altro? E che ne so… io gliel’ho chiesto. Sono uno che preferisce chiedere scusa che permesso. La libertà oggi non devi aspettare che qualcuno te la chieda, non è una concessione. La libertà è un diritto acquisito quando nasci. Soprattutto la libertà di essere te stesso e perdonarti per questo.
Il Prof. Giannini ha detto anche: “Io ho una visione spietata” riguardo ai ragazzi down, tu invece che visione hai?
Io sono lievemente più accogliente, lui è un professore di pedagogia quindi vive molto la parità. Il teatro invece dice che siamo tutti diversi, la diversità è ricchezza. Se alle 15:00 dobbiamo stare sul palco, se io sono sulla sedia a rotelle dovrò partire un’ora prima. Il pietismo è un nemico per la disabilità.
Finalmente torna il cinema nelle arene. Cosa dobbiamo aspettarci dalla serata di sabato 4 luglio?
Io presenterò il film e ascolterò domande, suggestioni, il film già si racconta molto. Non vogliamo giustificare o raccontare troppo, se qualcosa la racconti troppo vuol dire che c’è qualcosa di strano. Quando io dico che sei un ragazzo speciale, in qualche modo ti categorizzo. La caratteristica che hanno questi ragazzi e che invidio, è la confidenza con le emozioni. Non hanno filtri. Ti dico la verità… io ora sto facendo fatica a lavorare con le persone non down. Io vorrei essere governato da qualcuno con la sindrome di down.
A proposito di politica, ha fatto rumore, ma purtroppo non troppo, l’appello delle famiglie dei ragazzi disabili: “I nostri figli disabili sono stati dimenticati dallo Stato. I nostri bambini che regrediscono ogni giorno. Senza scuola, senza terapie, senza assistenza domiciliare. Gianluca, in classe, mangiava la merenda da solo, in casa, adesso, dobbiamo imboccarlo..”. E’ come se la pandemia avesse di fatto acutizzato una disattenzione dello Stato, che dovrebbe invece tutelare tutti. Cosa ti senti di dire?
Hanno perfettamente ragione, lo Stato ha pensato a chi voleva fare la passeggiatina, a chi portava a pisciare il cane, non sono stati considerati gli ultimi. Penso anche a chi soffre di depressione, di panico. I media e la televisione si occupavano di ca**ate, questo è stato un grosso errore.
-“Siamo sempre più volti al social che al sociale”, tu personalmente sei impegnato su entrambi i fronti? Che rapporto hai con i social e con i tuoi follower? (617k su instagram, 2.3 milioni facebook e più di 200k su twitter)
Sui social sono molto seguito, ma cerco di non auto-paparazzarmi, fondamentalmente ha una privacy che oggi come oggi corrisponde ad una grande libertà. Voglio condividere determinate cose solo con determinate persone. Invidio chi riesce a fare il contrario, non sono ironico. Per come sono fatto io, non riuscirei mai a mettere in piazza i miei sentimenti.